Contatori visite gratuiti Retribuzioni & Inflazione''Sul P.I. sono in troppi a dare i numeri''

Photogallery

Contratti
RSU

Quotidiani online

Retribuzioni & Inflazione''Sul P.I. sono in troppi a dare i numeri''

SEGRETERIA NAZIONALE

''Sul Pubblico Impiego sono in troppi a dare ''i numeri''

Non bastava più solo l'ISTAT, a barare sui numeri ci si mette anche l'ARAN.

La prima continua a sfornare mensilmente i dati sugli aumenti dei prezzi di beni di consumo e servizi, che farebbero vergognare qualunque massaia che sia costretta a fare la spesa.

Difatti, i dati relativi all'andamento dell'inflazione rispetto ad un anno fa, secondo l'ISTAT, denunciano un aumento dei prezzi di circa 1,7%; quanto questo dato sia credibile lo lasciamo immaginare a ciascuno di voi. Ma l'ISTAT è un organo dello Stato che si muove secondo le regole che le vengono imposte, con la logica conseguenza che il risultato finale delle sue indagini devono essere in funzione degli obbiettivi che il governo di turno si pone e non già al servizio della collettività in modo asettico ed imparziale. Ma ci sono anche altre parti dello Stato che si occupano più o meno della stessa materia e che in maniera anche più subdola forniscono dati ancor più inattendibili.

Nella fattispecie, il circolo vizioso, o virtuoso, a seconda dei punti di vista, è questo: l'ISTAT rileva il dato inflativo che è poi utilizzato dall'ARAN, (un'agenzia che fa capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri) per stabilire gli aumenti contrattuali da destinare al pubblico impiego, dati parziali, naturalmente, perché il dato effettivo utilizzato è quello stabilito aprioristicamente dal Governo con l'inflazione programmata.

Proprio nei giorni scorsi, un noto giuslavorista, il professor Pietro Ichino, enunciando i dati ARAN ha sentenziato che le retribuzioni nel pubblico impiego, dal 2000 al 2005, sarebbero aumentate mediamente del 25,4%, per contro, dice, il tasso d'inflazione programmata si è invece attestato sull' 8,4% mentre quella reale sarebbe al 12,6 %. Sarebbe interessante sapere quali categorie avrebbero beneficiato di questi aumenti stratosferici dato che il nostro Comparto (Università), ha avuto aumenti minori del tasso d'inflazione programmata e meno della metà di quella reale.

Senza tener conto poi che i contratti di lavoro vengono rinnovati a distanza di anni dalla scadenza naturale e che questi aumenti già di per se miserevoli sono anche scaglionati negli anni e senza nessun riconoscimento, per i lavoratori, di interessi o rivalutazione monetaria. A loro volta gli economisti nostrani si spendono nei tanti dibattiti televisivi e sulla carta stampata denunciando una stagnazione dei consumi interni mentre la crescita del PIL sarebbe dovuta esclusivamente alle esportazioni.

Tirando le somme, da quanto su esposto si evince che, gli Italiani producono più beni i quali sono però "consumati" dai destinatari delle nostre esportazioni.

Mentre in Italia, c'è una classe media che deve tirare a campare con poco più di mille euro al mese, altre categorie, non meglio precisate dal prof. Ichino, né dall'ARAN, né tanto meno dall'ISTAT, avrebbero invece una forte capacità di spesa derivante dagli ingenti aumenti stipendiali che lo stesso docente, e l'ARAN hanno denunciato.

La verità e che in Italia ci sono troppi soggetti che "danno i numeri" che non tengono minimamente conto del crollo reale del potere d'acquisto dei salari che sta portando buona parte del paese nell'indigenza.

Roma 26.03.07.

Arturo Maullu - Segretario Generale 

 
INPS
Assegno per il nucleo familiare. Nuovi livelli reddituali: 1 luglio 2023 - 30 giugno 2024



Previdenza

Modulo Non adesione al Fondo Perseo Sirio

Meteo

Tutto su IMU e TASI

Convenzioni

Powered by



Modalità Mobile