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JOBS ACT:stretta sui lavoratori ‘’approvato il decreto sul demansionamento’’

Arturo Maullu - Segretario Generale CSA della Cisal Università

Via libera al provvedimento attuativo sulla delega della riforma del lavoro

Il governo si appresta a varare il decreto sul demansionamento, stà solo aspettando che Confindustria apporti le ultime correzioni e poi il testo sarà presentato come ennesimo atto di ‘’modernizzazione’’ del mondo del lavoro. Confindustria ha finalmente realizzato il suo sogno, ed ora possiamo tutti constatare che l’art. 18 era solo un finto obiettivo. Non è chiaro se in qualche articolo del Decreto sia previsto anche lo ‘’ius primae noctis’’, tutto il resto sembra che ci sia, per cui, finalmente i padroni di ogni ordine e grado, pubblici e privati, potranno fare tutto ciò che era vietato dall’art. 13 dello Statuto dei Lavoratori,  saranno  liberi, di mobbizzare, ricattare, demansionare, etc….senza dover rischiare azioni legali da parte dei servi della gleba..hem..volevamo dire dei lavoratori.

Un tempo si degradava un militare o un civile solo per comportamento ignominioso, oggi si può fare quando il ‘’padrone’’ vuole.

Il demansionamento può essere lo scivolamento di una qualifica ma in deroga può anche essere di due. In teoria si mantiene lo stesso stipendio base ma non le indennità che in molti casi sono pari anche al 40% del salario.

Ad esempio: un lavoratore specializzato, che fa i turni o va in trasferta, può essere degradato a facchino nei magazzini e si vedrà ridotta la paga del 30%, stessa sorte per quel  lavoratore licenziato che potrà conciliare con l’azienda una riassunzione (con le nuove norme del jobs act, ovviamente) a condizione che per riprendere a lavorare dovrà accettare la mansione inferiore.

Con la conciliazione ora le imprese  possono risparmiare sull’indennità di licenziamento, ed anche se gli incentivi di 8.000 euro l’anno che sono alla base delle assunzioni secondo il jobs act prima o poi finiranno, in ogni caso si troveranno lavoratori potenzialmente licenziabili. E quelli  che verranno licenziati e poi riassunti ma demansionati, di fatto la pagheranno loro l’indennità perché avranno la qualifica più bassa e quindi una paga complessivamente inferiore.

Mentre al ‘’padrone’’ è consentito di demansionare quando gli pare, al lavoratore non è permesso rivendicare alcuna promozione, già perché con l'articolo 13 dello statuto, se si operava per 3 mesi in mansioni superiori, si aveva diritto alla qualifica corrispondente, ora invece con il demansionamento bisognerà aspettare il doppio del tempo.

Le minacce di licenziamento o degradazione/demansionamento in molti casi saranno sufficienti per imporre al lavoratore di lavorare di più e peggio, senza poter chiedere alcuna rivendicazione, ciò nonostante, ‘’qualcuno’’ in questo Paese continua a raccontare che la democrazia non è in discussione.

Roma 15.06.15

Arturo Maullu

Segretario Generale - CSA della Cisal Università

 
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