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CAVALLARO - CISAL ''FISCO E PREVIDENZA LE EMERGENZE DEL PAESE''

 

A decorrere dal mese corrente, il Governo erogherà 80 euro mensili a 10 milioni di lavoratori che hanno retribuzioni mensili al di sotto di 1500 euro al mese. Se non si vuole ritenere questa iniziativa una mossa meramente elettorale, la corretta chiave di lettura che ne deriva e che ci trova completamente d'accordo è chiara: le retribuzioni della quasi totalità dei lavoratori dipendenti italiani, sono insufficienti a garantire standard di vita adeguati. Tanto più ove si considerino i pensionati, gli incapienti e le partite IVA, oggi esclusi dal beneficio, ma per espresso impegno del Governo da recuperare con la prossima legge di stabilità, in quanto ben al di sotto dei 1500 euro di reddito. A fronte di una tale sconcertante realtà, confermata dal continuo crollo dei consumi, assistiamo ai soliti equilibrismi politici e alle solite elucubrazioni dialettiche nel tentativo di discarico di responsabilità!

Si disquisisce ancora, sulla vera o presunta necessità di ampliare la flessibilità del lavoro a termine e/o dell'apprendistato, distogliendo l'attenzione dalla più ampia ed organica riforma del lavoro in tutte le sue forme, ivi compresa la revisione del welfare nella sua duplice funzione attiva e passiva.

AI di là delle prese di posizione formalmente "muscolari", contraddette nei fatti da alcune "timidezze", non vorremmo che anche questo Governo ripercorresse sentieri già tracciati, sui quali si sono cimentati personaggi vecchi e nuovi. L’impressione è che la musica non sia cambiata. Oltre alla condizione dei lavoratori dipendenti, autonomi, precari e pensionati, vi sono condizioni complessive che non dovrebbero lasciare nessuno dormir tranquillo sugli allori delle periodiche tornate elettorali: c'è un mezzogiorno d'Italia in condizioni decisamente peggiori rispetto alla media del Paese, per concentrazione di povertà e di disoccupazione e per i bassi livelli di reddito; la maggioranza dei pensionati "gode" di pensioni infime; il prelievo fiscale è asfissiante, i consumi interni continuano a calare e l'economia reale riesce a sopravvlvere grazie a ciò che rende l'export. Non si può pensare che con gli 80 euro possa essere risolta tale situazione! Non basta invocare ottimismo, pur necessario, a fronte peraltro delle ricorrenti valutazioni di estrema cautela fatte in Europa.

Non ci appassionano le scommesse, soprattutto se fatte sulla pelle dei Lavoratori. Ciò che ci preme, invece, è che si metta mano in modo serio e organico ad un complesso di riforme strutturali, due assolutamente urgenti ed inderogabili.

In primis, la riforma del fisco. Per la CISAL, infatti, la "riforma delle riforme" per reperire risorse sufficienti a rendere sostenibili e realizzabili tutte le altre riforme è la RIFORMA FISCALE, che introduca lo strumento del "contrasto di interessi" e preveda di "premiare" il cittadino/ contribuente attraverso crescenti deduzioni/detrazioni, dalla propria dichiarazione dei redditi, delle spese documentate attraverso la "card elettronica del consumatore".

Un sistema, la cui intera impalcatura ruotasse intorno ad un tale fondamentale meccanismo, comporterebbe oltre al recupero di circa 180 miliardi annualmente evasi, anche una radicale semplificazione nella selva degli intricati regimi di detrazioni/ deduzioni attualmente vigenti. Consentirebbe inoltre, sufficienti risorse economiche per investimenti produttivi e riduzione del debito pubblico, nonché di superare la stessa problematica relativa al "quoziente familiare" di cui si continua soltanto a parlare. Una maggiore equità del fisco, dunque, che si tradurrebbe in una diminuzione e in una più corretta redistribuzione della pressione fiscale, a vantaggio di quei soggetti onesti che fino ad oggi hanno subito una maggiore imposizione pagando anche per gli evasori: in primo luogo lavoratori dipendenti e pensionati i cui redditi, soggetti alla ritenuta alla fonte, hanno da sempre costituito le entrate certe per far fronte alle crescenti esigenze di bilancio.

Bisognerà intervenire, inoltre, sul sistema previdenziale! Dal 1996, dopo l'introduzione con la legge "Dini" del sistema di calcolo contributivo, non c'è stata una parallela crescita della previdenza complementare. Si può sicuramente parlare, quindi, di un fallimento dell'intero impianto sia di tale riforma che di tutte le successive, ivi compresa la più recente "Fornero/Monti". A breve, il sistema previdenziale "sfornerà" pensionati con il sistema di calcolo misto con pensioni sempre più basse. Anche per questo versante, vale un discorso analogo a quello fatto per il sistema fiscale. Se lo Stato, ha dimostrato di non essere in grado di ben amministrare i pur generosi prelievi alla fonte per assicurare prestazioni dignitose e conformi al dettato Costituzionale, ebbene che si dia piena libertà ai lavoratori di gestire il proprio "salario differito’’! In sostanza, se le pensioni si devono attestare su livelli ampiamente al di sotto dei famosi 1500 euro, considerati dallo stesso Governo come bisognosi di soccorso, sarebbe bene che lo Stato si limitasse ad effettuare un prelievo contributivo minimo per assicurare esclusivamente quel minimo e lasciasse ai lavoratori la libertà di costruire la loro previdenza integrativa. Se si vuole cambiare la musica, la si cambi davvero, ma nell'interesse dei lavoratori, rendendoli liberi di utilizzare appieno il frutto del proprio lavoro!   Fonte cisal.org

 
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