Venerdì 13 Marzo 2015 16:12

 

Francesco Cavallaro - Segretario Generale CISAL

"C'è un dato di fatto dal quale il Governo in carica, come del resto tutti i governi che lo hanno preceduto, non può in alcun modo prescindere: la mancanza di risorse economiche", Ad affermarlo è Francesco Cavallaro, Segretario Generale della CISAL. 'Un dato reale, purtroppo – prosegue il Segretario - se solo si considerano da una parte l'enorme debito pubblico che da solo determina un costo annuo per interessi intorno agli ottanta miliardi, dall'altra un PIL, la ricchezza prodotta ogni anno, che stenta da tempo a muoversi dallo zero’’. Insomma tutti sanno, dal Parlamento al Governo, dalla maggioranza all'opposizione, che In Italia si continua a spendere piu di quanto si riesca a ‘’guadagnare’’.

Anzi, forse allo scopo di evitare che la situazione sfuggisse del tutto di mano, il nostro Paese si è impegnato in sede U.E. (o meglio, si è piu o meno consapevolmente ... "costretto a impegnarsi") a non andare in deficit, annualmente, oltre il famoso 3% del proprio prodotto interno lordo.

In sostanza, sembra quasi che incomba sul Paese una sorta di rassegnazione a dover vivere facendo debiti, sia pure entro il citato limite del 3% , Limite peraltro non sempre rispettato, ricorda Cavallaro, tanto da aver indotto "l'arbitro Europa" a estrarre il cartellino rosso, ad avviare una procedura di infrazione alle regole sottoscritte e a condannare I’talia a un faticosissimo programma di rientro dall'attuale debito, dal 130% circa del PIL al prescritto 60%.

Un programma di rientro a dir poco faticosissimo, secondo la CISAL, che dovrebbe comportare risparmi annui intorno ai 40 miliardi, che si andrebbero a sommare a quelli già dovuti per interessi.

Ne deriverebbe, come logica conseguenza, che non solo dovremmo smettere di far debiti (cioè di chiedere prestiti in giro attraverso la vendita dei nostri titoli di Stato), ma dovremmo anche fare in modo di soddisfare i nostri bisogni con la sola ricchezza prodotta e, addirittura, riuscire a risparmiarne (sic!) la parte necessaria a pagare, appunto, gli interessi sul debito e i 40 miliardi di graduale riduzione di quest'ultimo!

Sembra una noiosissima rappresentazione di aritmetica elementare, ironizza il Segretario della Cisal, ma è la cruda realtà che tutta la politica conosce e che in particolare chi ci governa non dovrebbe mai smettere di ricordare, specie quando si cimenta nel difficile compito di "cambiare verso al Paese" attraverso le Riforme.

Riforme che, prosegue Cavallaro, anche a volerle ritenere tutte importanti e tutte necessarie, al di là delle valutazioni di merito che se ne possano dare, sarebbero tutte inesorabilmente destinate a impattare sul ben noto dato di fatto della mancanza di risorse economiche.

A dimostrarlo sono gli stessi primi passi compiuti dal Governo. I famosi 80 euro, ad esempio. Non sarebbe stato piu giusto ed equo estenderne la concessione ai pensionati, agli incapienti, ai lavoratori autonomi?

Perché non è stato possibile? ‘’Per mancanza di risorse economiche" è stata e continua ad essere la risposta del Governo.

E la riduzione dell'lrap e del cuneo fiscale?

Perché è stata così limitata? Un più consistente intervento sul costo del lavoro non avrebbe inciso favorevolmente sui consumi e quindi sulla ripresa? Perché non è stato possibile? Identica la risposta del Governo: "Per mancanza di fondi".

E il famoso Jobs-act? E la prevista riforma degli ammortizzatori sociali? Non avrebbero potuto evitare, piu di quanto non lo consentano le pur ottimistiche previsioni, il legittimo timore che il fenomeno della flessibilità nel mercato del lavoro, ormai inevitabile perché globale, possa tradursi in precarietà e in uno status di incertezza del reddito, oltre che in collocamenti forzati in settori poco qualificati? Anche quì la risposta del Governo non potrebbe essere diversa: "Scarsezza di risorse!".

Potremmo continuare, dice il Segretario della CISAL, parlando di altre riforme in cantiere e anticipando le prevedibili risposte del Governo più o meno analoghe.

Vale la pena tuttavia, prima di concludere cercando di dare un senso alle critiche fin quì esposte, soffermarsi su alcune considerazioni di fondo.

Cavallaro ricorda, in premessa, che tutti i Governi, nessuno escluso, hanno puntato sulle riforme, conferendo alla parola poteri taumaturgici puntualmente smentiti dai fatti.

Mai, però, che il riformatore di turno abbia spiegato perché la precedente riforma non avesse prodotto risultati. Mai, cioè, una puntuale e trasparente analisi delle cause, una diagnosi precisa e una credibile terapia. Solo roboanti annunci con altrettanto roboanti parole e, a seguire, un disegno di legge "manifesto" farcito di deleghe da esercitare con decreti successivi che, l'esperienza insegna, il Governo finirà con l'adottare, se li adotterà, in splendida solitudine, avvalendosi della norma che conferisce ai pareri del Parlamento valore obbligatorio ma non vincolante!

Valga ad esempio la Riforma delta Pubblica Amministrazione.

Da circa un anno il relativo Ddl è all'esame del Parlamento. Ebbene, senza entrare nel merito dell’ennesimo tentativo più o meno “miracolistico’’ di riforma, non può sottacersi che il legislatore, intanto, non ha saputo far di meglio che confermare il blocco dei contratti e delle retribuzioni già in atto da sei anni, il blocco del turn-over, la riduzione dello straordinario, l'esclusione dalla defiscalizzazione del salario di produttività. E, come se non bastasse, ha anche ritoccato in peggio la già assurda norma che sposta nel tempo le liquidazioni del TFS (trattamento di fine servizio), portandole a 12 mesi piu 90 giorni e, in caso di dimissioni volontarie, addirittura a 27 mesi!

In definitiva, nella sua veste di datore di lavoro, lo Stato, mentre consente che i suoi dipendenti continuino ad essere oggetto di indiscriminato discredito, non prova alcun senso di pudore nel violare diritti che qualsiasi datore di lavoro privato ha l'obbligo di rispettare.

Anche in questo caso, come in quello che autorizza lo Stato a non versare contributi previdenziali per i propri dipendenti, se non in forma “virtuale”, siamo di fronte al solito problema della mancanza di risorse economiche.

E così per la famosa spending review. Strumento, a parte l'inglesismo ormai di moda, che avrebbe dovuto razionalizzare la spesa pubblica per ricavarne risorse da destinare a fini produttivi (il famoso”grasso che cola” denunciato dal Premier Renzi). AI momento, non se ne conoscono gli esatti termini, in quanto il Governo, nonostante la conclamata trasparenza, ha blindato i relativi "dossier" di Cottarelli.

Ma questo è tutto un altro discorso. Vale il fatto dell'affannosa ricerca di risorse economiche!

Per non parlare della Previdenza. Una materia ormai trattata alla stregua di un bancomat.

Non solo tagli alie pensioni d'oro, ma studi approfonditi (sic!) per portare l'assicella sempre più giu, fino a ipotizzare revisioni di importi lordi di 3000 euro, praticamente netti intorno ai 2000 euro!

Tutto questo, si avvia a concludere il Segretario della CISAL, per dimostrare quantoaffermato in premessa: le riforme, per essere credibili, non possono prescindere dalla disponibilità di concrete risorse economiche. Ebbene, se questo è vero e i pochi esempi citati lo dimostrano, non si capisce perché il Governo non abbia ritenuto di dare assoluta priorità alla Riforma del Fisco.

Una riforma che aggredisca finalmente il sommerso di questo Paese, gli oltre 500 miliardi di euro che annualmente sfuggono a ogni controllo, che sottraggono al Fisco circa 180 miliardi di entrate annue, che alimentano corruzione e lavoro nero e che in definitiva rappresentano la causa principale non solo della ossessiva pressione fiscale sui cittadini onesti (soprattutto lavoratori e pensionati), ma anche delle crescenti diseguaglianze sociali.

La ClSAL, conclude Cavallaro, la propone da anni, sostenendo la necessità di introdurre nel sistema il cosiddetto "contrasto di interessi", che attraverso la "carta elettronica del contribuente" e una sorta di patto Stato/cittadini, consenta a questi ultimi di dedurre/detrarre in tutto o in parte le spese registrate e contestualmente evidenziate dal Fisco.

Questa e altre proposte su previdenza, pubblico impiego e lavoro - oggetto di dibattito tra politici ed esperti neli'ambito del convegno "Una nuova politica economica per il benessere del Paese" in corso in queste ore a Roma - costituiscono anche un pressante invito al dialogo rivolto dalla CISAL al Governo Renzi.

Fonte CISAL.org