La FGU GILDA Dipartimento Università presente all'Incontro del 30. 11. 2019 con l'On Misiani presso l'Università Aldo Moro di Bari

Si comunica che sabato 30 novembre us. presso l'Università degli Studi di Bari Aldo Moro il sottosegretario Antonio Misiani ha tenuto un incontro politico riguardante la Manovra di Bilancio.  Ha rappresentato la FGU GILDA  Dipartimento Università  il senatore dell'ateno barese  Maurizio Scalise che ha  avuto l’opportunità di fare un intervento riguardante le diverse e annose problematiche che ancora sono rimaste irrisolte e che penalizzano il personale PTAB  delle Università e della Sanità Universitaria.
Dopo lettura, è stato consegnato al sottosegreatrio Misiani il documento  a firma del Coordinatore Generale Nazionale FGU GILDA Dipartimento Università Arturo Maullu,che riportiamo quì di seguito.





 

 

 

 

 

 

Alla c/a

dell’On. Antonio Misiani

Egregio Sottosegretario Antonio Misiani,

sono qui oggi per rappresentare il Dipartimento Università della Federazione Gilda Unams.

Ormai qualsiasi governo negli ultimi 20 anni, ha utilizzato il personale del pubblico impiego come bancomat  e per questo il valore salariale è ai minimi storici, in particolare proprio quello contrattualizzato dell’ex comparto università che a detta dell’ARAN percepisce gli stipendi più bassi in assoluto nel pubblico impiego.

Basta vedere il bilancio di previsione per il 2020, dove per i nuovi contratti sono stanziati 1.650 milioni che corrispondono a un aumento medio del 1,90% circa della massa salariale  e considerato che gli aumenti sono stabiliti in percentuale identica in tutti i comparti  ciò comporterà che chi ha di meno, in percentuale,  continuerà a percepire sempre meno con tanti saluti all’auspicata perequazione che noi chiediamo ormai da oltre 20 anni.

Come Dipartimento università della FGU abbiamo esposto nelle vari sedi le nostre richieste;

-       Per quanto riguarda l’ordinamento professionale consideriamo un grave errore normativo l’aver compattato 10 livelli e 32 profili professionali diversi così come era strutturato l’ordinamento in applicazione del DPCM 1981 in solo 4  categorie, eliminando di fatto anche il mansionario.

L’appiattire e livellare verso il basso le professionalità è l’esatto opposto di quello che occorre oggi in una Università al passo con  i tempi, dove più che mai devono essere presenti figure super specializzate, non di certo l’appiattimento e la  massificazione delle funzioni specialistiche.

Come Dipartimento Università della Federazione GILDA UNAMS siamo profondamente contrariati per quello che sta avvenendo nelle varie commissioni e/o Tavoli Tecnici del MIUR, perché  si continua a voler perseverare con gli stessi errori commessi in passato ottenendo il risultato di demotivare il personale contrattualizzato per altro già fortemente penalizzato anche sotto l’aspetto economico e dell’aspettativa di carriera.

Operiamo in un Comparto in cui il 95% del personale contrattualizzato usufruisce di scatti stipendiali che prescindono da qualsivoglia tipologia di selezione, al contrario, per il personale TAB dell’università ciò non è possibile, anzi, a parere dell’ARAN per questi ultimi si prevede una selezione ancora più dura anche solo per accedere alle PEO, cosa per noi inaccettabile !

Non solo, l’autonomia universitaria, che forse sarebbe meglio definire anarchia, vista l’eterogeneità di regole che ciascun organo di governo sforna nel dettare le regole anche nelle procedure per le PEO e per le PEV per cui ciò che vale in un ateneo non è neppure preso in considerazione in altri creando così forti disparità di trattamento tra dipendenti dello stesso comparto, ma anche nell’ambito dei singoli atenei laddove ci sono dipendenti che grazie a queste “regole” possono ottenere la PEO ogni due anni e altri che invece stanno al palo.

Questo per noi è inaccettabile per cui chiediamo che ci siano regole omogenee tra gli atenei e all’interno degli stessi  affinchè siano realmente garantite a tutti  le pari opportunità di carriera e per raggiungere questo obiettivo, crediamo sia necessario  inserire nel prossimo CCNL un  regolamento nazionale tipo, al quale tutti gli atenei si dovrebbero attenere.

C’è poi da considerare la farraginosità dei calcoli che determinano l’entità dei fondi per il salario accessorio che  a sua volta risente delle modalità di finanziamento del FFO che fino ad oggi ha perseguito il principio di togliere ai poveri per dare ai ricchi portando al collasso finanziario molti atenei , soprattutto nel centro sud dove l’ambito socioeconomico in cui gravitano non gli consente di integrare i magri bilanci con risorse esterne vista la grave crisi industriale in atto per cui vediamo atenei del nord incamerare risorse ex art 66 della legge 382/80 per milioni di euro e le altre stare al palo e venire pure penalizzate per questo visto che tra i parametri valutati ai fini dell’attribuzione del FFO c’è anche quello che premia i finanziamenti esterni.

Per non parlare di ulteriori penalizzazioni dovute all’immediatezza o meno dell’occupazione dei neolaureati dove è evidente a chiunque che nel centrosud l’occupazione è una chimera, ma non per questo bisogna penalizzare ancor più questi atenei che al contrario andrebbero premiati per l’opera meritoria che svolgono in un contesto sociale dove i giovani non studiano e non lavorano.

Di ciò, ovviamente, ne risente anche il trattamento economico accessorio del personale contrattualizzato per cui ormai da molti anni le tanto paventate gabbie salariali sono un dato di fatto, basta che il MIUR commissioni un’indagine attraverso una verifica dei bilanci degli atenei e si potrà rendere conto di quanto siano inique le regole date per l’attribuzione del FFO e conseguente delle consistenti disparità salariali tra dipendenti dello stesso comparto che a parità di categoria hanno salari considerevolmente più bassi ed un welfare praticamene inesistente a differenza dei loro colleghi che hanno la fortuna di prestare servizio in atenei ricchi che spesso sono tali anche per effetto delle regole stabiliscono le modalità di finanziamento del FFO.

Per tale ragione sostanziale, si  chiede  l’intervento  del  Legislatore  al fine di porre rimedio ad una situazione di tale “accanimento” nei confronti del personale contrattualizzato anche della medesima Amministrazione, per il tramite dell’abrogazione delle richiamate norme che, come è dato di osservare, in combinato disposto, impongono, l’osservanza di vere e proprie regole capestro.

Un altro punto per noi molto importante è quello relativo alle  nuove figure professionali che , di fatto,  operano nelle Università,  come ad esempio i Tecnologi, Avvocati, Ingegneri, Biologi, Chimici, Fisici,  Psicologi, Manager della Didattica, Fundraiser e altre figure per le quali è prevista l’iscrizione agli Albi  Professionali e che svolgano effettive attività collegate alla loro competenza professionale, la cui iscrizione  all’Albo risulti essere pertinente e che l’attuale ordinamento non riconosce.

E’ quantomeno strano che proprio l’istituzione che attribuisce questi titoli culturali e professionali non li voglia poi riconoscere ai  propri stessi dipendenti.

In merito alla “Sanità Universitaria”, è diventato ormai inderogabile attuare un intervento normativo che le ridia dignità  tramite uno specifico inquadramento normativo, visto l’importante compito istituzionale  che è chiamata a svolgere nella formazione di tutte le figure sanitarie, ambito nel quale, negli anni successivi  alla legge 517/99 l’ingerenza della politica è stata deleteria, creando una vera e propria fuga verso altri lidi di questo personale ridotto ormai ad un ruolo ad esaurimento, vista l’esiguità degli organici e l’immane mole  del carico di lavoro.

Sempre riguardo al personale universitario che opera presso strutture assistenziali di qualsivoglia tipologia si rileva che a distanza di oltre 43 anni dall’istituzione della norma di legge, la 200 del 1974 e le sue  successive modificazioni, il problema rimane praticamente irrisolto, in quanto continuano ad esserci dei sistemi di equiparazione disomogenei tra amministrazioni, con bandi di concorso del personale del Comparto che nella stessa Regione prevedono inquadramenti contrattuali sia del SSN che dell’Università, rendendo ancora più ingarbugliata la situazione e persino tra le stesse sentenze passate in giudicato in diversi tribunali di ogni ordine e grado.

In conclusione chiediamo, e forse non siamo i soli a volerlo,  che vista la specificità delle funzioni che il personale universitario svolge si dia ad esso la giusta collocazione in uno specifico comparto o quantomeno un’autonoma sezione contrattuale con ampia autonomia cosiderata anche la diversità reale rispetto alle altre figura del più ampio comparto istruzione e ricerca.

 

30.11.2019

Il coordinatore nazionale

FGU Dipartimento Università

Arturo Maullu