Contatori visite gratuiti Cavallaro (CISAL) Il lavoro che non c'è: necessaria la riforma radicale del fisco

Documento di Economia e Finanza 2024 (DEF 2024), che delinea previsioni cruciali in relazione al PIL e traccia una linea sul futuro del welfare nel nostro paese.

 

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Cavallaro (CISAL) Il lavoro che non c'è: necessaria la riforma radicale del fisco

Come tutti i provvedimenti programmatici, anche il DEF appena varato dal Governo Renzi, soffre di indeterminatezze, di punti di domanda, di dubbi. Lo afferma Francesco Cavallaro, Segretario Generale della Cisal. Abbondano invece i “titoli” che – prosegue il Segretario - in linea di massima riassumono in termini più o meno organici, i tanti  “annunci” che si sono succeduti nel corso delle ultime settimane. Seguiranno, secondo tempi anch’essi programmati, i provvedimenti  attuativi. Non resta che attendere, quindi, per una valutazione di merito che al momento ed in linea teorica non può che riguardare le buone intenzioni! Come si può non essere d’accordo, infatti, sul taglio della spesa pubblica improduttiva, che si afferma non avverrà in modo lineare  a differenza dei governi precedenti, ma in modo selettivo? E come non essere d’accordo sull’abbattimento della pressione fiscale sul lavoro e sull’impresa operando sul famoso cuneo fiscale?

Ed in generale, come non condividere le dichiarazioni del Premier  con le quali afferma in maniera quasi stentorea che chi ha finora pagato deve cominciare a riscuotere, mentre chi non ha mai pagato o ha pagato poco, pagherà di più? Nulla da eccepire, quindi? Si chiede retoricamente Cavallaro. Domanda impegnativa che richiede risposte altrettanto impegnative, se non altro per non  finire fra quelle che il Presidente del Consiglio, peraltro non a torto, ritiene proprie dei cosiddetti “benaltristi” di professione. Ebbene, ad avviso della Cisal ed in linea teorica, riprende il Segretario Cavallaro, la direzione intrapresa  sembra essere quella giusta, ma nella pratica, obiettivamente e non per partito preso, bisogna  ancora  attendere e verificare se i provvedimenti necessari a realizzare il programma ci saranno, se saranno tempestivi e coerenti con le finalità dichiarate e soprattutto se troveranno il consenso sufficiente in un Parlamento la cui maggioranza non sembra del tutto allineata ad alcune scelte di fondo del governo, non solo sul piano delle riforme costituzionali, ma anche su quelle nel campo economico/sociale. Non siamo gli unici a temere la forte incidenza del clima elettorale sulle decisioni o meglio sulle vere o presunte “convenienze” di parte e/o di partito delle decisioni stesse. Nonostante si affermi che gli interessi del Paese siano al di sopra di tutto e di tutti, l’esperienza purtroppo  insegna che quasi sempre, invece, finiscano per prevalere calcoli che quasi mai prescindono da interessi di parte.

Tuttavia, le tradizionali posizioni di assoluta indipendenza e di autonomia che da sempre caratterizzano la storia sindacale della Cisal, presente nel panorama delle forze sociali del Paese sin dal lontano 1957, ci tiene a sottolineare Cavallaro, ci consentono alcune osservazioni quanto più possibile obiettive, anche se non per questo meno critiche, sul provvedimento più immediato (il 18/4 il Decreto attuativo) contenuto nel DEF. Gli 80 euro netti in busta paga per i redditi medio/bassi (23-25.000 euro lordi annui), rappresentano indubbiamente un segnale positivo. Soprattutto se, come autorevoli esponenti governativi hanno assicurato, riguarderanno anche i cosiddetti “incapienti” (redditi inferiori a 8.000 euro che non pagando tasse non consentono di agire sulle detrazioni).

In verità, sull’intera materia c’è non poca confusione. Addirittura si è sentito parlare di una sorta di “tornata contrattuale” senza cogliere la sostanziale diversità tra detrazioni di imposta e incrementi salariali, di esclusiva competenza, questi ultimi, della dinamica contrattuale fra le parti sociali. Mentre invece, è bene sottolinearlo, aggiunge il Segretario, il provvedimento degli 80 euro rientra nel più generale impegno del Governo in direzione dell’abbattimento “strutturale” della pressione fiscale, a cominciare appunto da quella sul lavoro (irpef) e sulle imprese (irap). Un inizio piuttosto timido, ad avviso della Cisal, non solo e non tanto per l’entità degli importi, quanto soprattutto perché mancano ancora scelte strategiche precise in materia di radicale Riforma del Fisco. Di una riforma, cioè, in grado di recuperare quella scandalosa evasione, fiscale e contributiva, che ammonta ad oltre 130 miliardi di euro che vengono impunemente sottratti, anno dopo anno, all’economia reale di questo Paese.

Un Paese che ha certamente bisogno di tutte le riforme annunciate, precisa Cavallaro, ma che non può in alcun modo trascurare l’assoluta priorità di quella fiscale: l’unica capace di rimettere nel circuito legale le ingenti risorse necessarie ad un effettivo rilancio dell’economia reale e del lavoro, e quindi dell’occupazione, della crescita, dello sviluppo. La Cisal e non solo la Cisal, osiamo sperare, dice il Segretario, ne è profondamente convinta e ritiene fondamentale inserire nella riforma il cosiddetto “contrasto di interessi”quale efficace strumento di “collaborazione” tra  cittadino onesto e Stato che ne premi l’onestà attraverso la detraibilità/deducibilità totale o parziale delle spese sostenute.

Una proposta articolata consegnata da anni dalla Cisal ai Governi ed al Parlamento. Una proposta che costituirà non a caso l’argomento scelto dalla Segreteria Generale per la ricorrenza del I°MAGGIO a sostegno del “lavoro che non c’è” e che un FISCO radicalmente riformato certamente contribuirebbe a creare. Fonte www.cisal.org

 
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