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Battere l'evasione fiscale? PER LA CISAL SI PUO’!
Pubblicato da Redazione  
Martedì 29 Settembre 2015 22:45

LA PROPOSTA CISAL

La CISAL ha inteso porre all’attenzione del Governo ed in particolare del Ministro dell’Economia la propria proposta tesa a valorizzare/sviluppare lo strumento della “contrapposizione di interessi” da assumere ed utilizzare per rendere efficace l’ annosaquanto fin qui infruttuosa lotta all’evasione (fiscale e contributiva). Uno strumento di assoluto rilievo se si vogliono realmente affrontare le complesse problematiche fiscali in un’ottica di riforma strutturale dell’intero sistema. Di seguito alcune riflessioni utili ad inquadrare correttamente la discussione. In primo luogo si deve prendere atto che non si può continuare ad affrontare l’evasione fiscale come un problema “congiunturale” e dunque non può continuare ad essere aggredito con provvedimenti di “ aggiustamento”, bensì ricercando soluzioni efficaci e funzionali ad una riforma radicale e soprattutto strutturale . In particolare, in grado di sterilizzare, o comunque di rendere del tutto residuale, la possibilità “tecnica” di evadere.

Non possiamo sottacere, infatti, come operando nell’ambito dell’attuale sistema non si siano raggiunti obiettivi rilevanti rispetto all’entità del fenomeno evasivo; e ciò non tanto a causa di deficienze dell’apparato di vigilanza e di accertamento – di cui siapprezzano, invece, gli sforzi anche in relazione alle limitate risorse a disposizione – bensì proprio per deficienze intrinseche al sistema.

Deficienze, peraltro, che si sono inevitabilmente risolte in un progressivo aggravio di tassazione ad esclusivo danno dei cittadini onesti, in particolare dei lavoratori dipendenti e pensionati, soggetti da sempre alle ritenute alla fonte. Soprattutto loro, infatti, finiscono per subire le conseguenze della “spirale diabolica” che si innesca tutte le volte che, attraverso l’ aumento della pressione fiscale, si cerca di porre rimedio ai mancati introiti derivati appunto dall’evasione (ne sono ulteriore prova i recenti provvedimenti !!!).

Senza tener conto, peraltro, che all’aumentare della pressione fiscale fa inevitabilmente riscontro  l’aumento dell’evasione, non solo da parte dei cittadini comunque disonesti, ma anche di quei soggetti che, ritenendo ingiustificate le ricorrenti penalizzazioni, reputano non essere poi tanto biasimevole infoltire la schiera degli evasori! Ciononostante, ad oggi, si continuano ad ipotizzare rimedi di contrasto all’evasione di tipo sostanzialmente “tradizionale”, la cui efficacia resta tutta da dimostrare, come si è potuto evincere dall’analisi delle disposizioni emanate già a partire dalla legge 122 del 2010.

E d’altro canto le stesse stime del Governo in termini di recupero dell’evasione risultano obbiettivamente modeste, specie se rapportate all’entità del fenomeno :  nella migliore delle ipotesi, infatti, le previsioni non vanno oltre un recupero dello 0,60 - 0,70% del PIL!!!.

Di qui la “proposta” - probabilmente anche provocatoria” - che intende invece sperimentare, finalmente ed in concreto, l’ introduzione della contrapposizione di interessi in tema di politiche fiscali e contributive. Partendo proprio dalla più volte manifestata intenzione governativa di modificare l’attuale rapporto fra  imposte dirette ed indirette.

Una proposta “fuori dagli schemi”, che riteniamo possa andare ben al di là di un semplice spunto di riflessione e possa invece essere utile per una discussione finalizzata ad individuare soluzioni innovative e strutturali..

Partiamo da una premessa.

E’ del tutto evidente che oggi chiunque effettui una spesa subisce in realtà una doppia tassazione.

Ed infatti, la quota di reddito impiegata per una qualsiasi spesa, oltre all’imposizione indiretta applicata all’atto del pagamento (IVA), ha già subito (nel caso di ritenuta alla fonte) o comunque subirà, (all’atto della dichiarazione dei redditi), un’ulteriore tassazione derivante  dall’imposizione diretta (ex Irpef).

Chi consuma, in definitiva, paga due volte. E il recupero attraverso il meccanismo delle detrazioni -  meccanismo non certo ispirato alla semplicità ed alla trasparenza, né tanto meno all’equità – non si può dire tale da scoraggiare le pratiche evasive/elusive, che per il consumatore restano in concreto ben più convenienti !

Ed infatti egli accetta di effettuare una spesa o ricevere una prestazione in nero ( più che ricorrente il caso di rinuncia a scontrini o fatture per ottenere un prezzo minore! ), ma tutto ciò si traduce non tanto in un suo maggior guadagno (o minore spesa) quanto soprattutto in un illecito vantaggio dell’ evasore. Ne consegue, quindi, che il sistema più efficace per contrastare alla radice tale fenomeno deve far leva sull’interesse del contribuente, o meglio sul suo contro interesse ad ogni transazione irregolare.

Perché, quindi, non immaginare un sistema che preveda la deducibilità (parziale o totale) dal reddito di tutte le spese effettuate (in quanto già assoggettate ad imposizione indiretta) e l’ applicazione sul solo reddito residuo di imposte dirette anche elevate ma in ogni caso opportunamente modulate?

Evidente come in questo modo il contribuente si porrebbe di fronte al potenziale evasore in una forte posizione di contro interesse, in quanto non realizzerebbe alcun vantaggio ( o addirittura potrebbe esserne penalizzato per effetto di un maggior reddito residuo e quindi tassabile ) dall’effettuare un acquisto o ricevere una prestazione “irregolare” ( in nero o grigio che sia ).

Un sistema la cui intera impalcatura ruotasse comunque intorno a tale fondamentale meccanismo - pur con gli accorgimenti/adattamenti tecnico/procedurali da studiare - raggiungerebbe rilevanti risultati, quali:

° di rendere residuale il fenomeno dell’evasione (anche contributiva!);

° di eliminare l’odiosa doppia imposizione ( diretta ed indiretta ) a cui attualmente vengono assoggettati i redditi dei cittadini, in particolar modo dei lavoratori dipendenti e dei pensionati colpiti dalla ritenuta alla fonte;

° di incentivare fortemente i consumi;

° di affidare in concreto al contribuente una sorta di “primaria funzione di controllo” sostenuta,appunto,dalla contrapposizione di interessi che si tradurrebbe di fatto in un vero e proprio “patto di collaborazione Stato/cittadino”.

Comporterebbe anche  una radicale semplificazione nella selva degli intricati regimi di esenzioni/detrazioni/deduzioni attualmente vigenti (in linea peraltro con quanto più volte ribadito dallo stesso dicastero dell’economia).

Consentirebbe infine di superare la stessa problematica relativa al quoziente familiare, di cui si continua soltanto a discutere.

Una maggiore equità del fisco, dunque, che si tradurrebbe infine in una più corretta redistribuzione della pressione fiscale, a vantaggio di quei soggetti che fino ad oggi hanno subito una maggiore imposizione pagando anche per gli evasori: in primo luogo,  come abbiamo detto, lavoratori dipendenti e pensionati i cui redditi, soggetti alla ritenuta alla fonte, hanno da sempre costituito  le entrate certe (pari o superiori al 75% del totale dell’imposizione diretta) per far fronte alle esigenze di bilancio; in secondo luogo tutti i cittadini onesti.

Al sistema proposto - da contestualizzare, ovviamente, come già detto -  si potrebbe muovere una prima obiezione circa la sua praticabilità ( centinaia di scontrini e fatture da conservare, esibire e controllare ) , ma sul punto il rimedio può certamente venire dalla tecnologia.

E cioè:

° al cittadino/consumatore sarebbe fornita una “carta del contribuente” (dotata di un chip inalterabile) sulla quale registrare obbligatoriamente tutte le spese nel momento stesso in cui sono effettuate (strisciando la carta si “caricano su di essa” i dati essenziali dello scontrino o della fattura);

° in sede di dichiarazione dei redditi ( ad un CAF o presso l’Agenzia delle Entrate ) l’importo complessivo delle spese verrebbe automaticamente scaricato dalla carta e dedotto dal reddito;

° il reddito residuo (e soltanto esso) verrebbe assoggettato all’imposizione diretta, attraverso l’applicazione di aliquote progressive da rimodulare opportunamente (per attenuare l’impatto sulla privacysi potrebbe prevedere la visualizzazione di dati disaggregati solo da parte dell’Agenzia dell’Entrate).

La seconda obiezione, ovviamente di merito, riguarderebbe la tenuta del sistema, ovvero se ed in quale misura si realizzerebbe un effettivo ed immediato miglioramento delle entrate tributarie complessive.

Una obiezione ovviamente tutta da verificare, ma ad avviso della CISAL superabile ove si consideri  l’impatto, soprattutto in termini di disincentivazione, di una riforma strutturale così concepita rispetto all’ astronomico importo di duecento miliardi annualmente prodotto dall’attuale perverso fenomeno dell’evasione.

Tratto da: Battere l’evasione fiscale? Per la Cisal si può.

(a cura del Centro Studi della CISAL)

 

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