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Cavallaro CISAL: no alla Legge di Stabilità,sì a un nuovo modo di fare Sindacato
Pubblicato da Redazione  
Giovedì 10 Dicembre 2015 15:19

Francesco Cavallaro - Segretario Generale CISAL

"A distanza di sei mesi dal Congresso Confederale di Rimini, prendiamo atto che la disoccupazione continua a rappresentare per il Paese un gravissimo problema, al di là della confusione, maliziosamente indotta, tra trasformazione di precedenti contratti "precari" e nuove assunzioni. Certamente numerose le prime, fortemente incentivate dalla decontribuzione per tre anni, scarsissime le seconde, specie se rapportate ai valori assoluti di occupazione, sostanzialmente invariati anche per effetto del calo sconfortante della stessa ricerca di lavoro".

È quanto dichiara Francesco Cavallaro, Segretario Generale CISAL, a seguito del Consiglio nazionale tenutosi a Salerno a fine novembre con l'obiettivo di attuare gli indirizzi di politica sindacale definiti dal Congresso di maggio, a fronte delle riforme promesse dal Governo (riforme costituzionali, Jobs Act, Giustizia, Scuola e PA), e di quelle prioritarie finora trascurate (Fisco e Previdenza), nel tentativo di contribuire a risolvere le drammatiche implicazioni sociali del"Lavoro che non c'è".In verità il lavoro - quel lavoro che la nostra Costituzione, all'articolo 1, pone invano a fondamento della Repubblica - non è aumentato, o almeno non in termini apprezzabili, specie per i Giovani e le Donne, in particolare nel Mezzogiorno. E certo le risposte che il Governo avrebbe potuto e dovuto dare, costituite da scelte di politica economica e sociale che avessero direttamente o indirettamente una ricaduta positiva sull'Occupazione, dopo la mancata riforma del Jobs Act, non sono arrivate neppure con la nuova Legge di Stabilità. Nella Manovra, nonostante le novità inserite nel maxi-emendamento attualmente al voto della Commissione Bilancio della Camera, si fatica a cogliere segnali di natura espansiva.

Il Segretario ricorda i numerosi punti critici della Finanziaria 2016. ''Vanno dalle omissioni su Previdenza e Mezzogiorno, alle problematiche relative al rinnovo dei contratti del Pubblico Impiego. Dall'ennesima proroga del blocco della perequazione delle Pensioni, alla spada di Damocle dell'aumento dell'IVA e delle accise, dall'iniquo attacco a CAF e Patronati alle persistenti problematiche relative alla rappresentanza sindacale. Segno che manca una strategia credibile a breve e lunga scadenza, mentre abbondano provvedimenti frammentari e incoerenti di cui alla fine fanno le spese i cittadini in generale e i lavoratori in particolare" .

Sul fronte della Previdenza siamo giunti al limite della decenza.

Silenzio assoluto sulla cosiddetta flessibilità in uscita, salvo la proroga della cosiddetta opzione donna fortemente penalizzante sulla misura della pensione, calcolata per intero con il sistema contributivo. Per non parlare poi della proposta Boeri, forse provocatoria, ma ambigua nella confusione tra previdenza e assistenza, oltre che tecnicamente irrealizzabile. Registrata la colpevole assenza in Finanziaria di un organico piano di provvedimenti per il Sud, fuori dalla Legge di Stabilità si preannunciano 15 "mini master pian" che hanno il vago sapore del "rimedio" e che mantengono comunque disorganicità.

"Invece, precisa Cavallaro, per il Mezzogiorno sarebbero indispensabili, oltre che una politica industriale specifica, investimenti mirati alla bonifica e al riassetto idrogeologico del territorio ed allo sviluppo, in particolare dei settori agricolo e turistico, anche attraverso una politica fiscale di vantaggio.

Il ridicolo stanziamento economico per il rinnovo dei contratti del Pubblico Impiego, nonostante la sentenza della Corte Costituzionale emanata su ricorso della nostra FIALP CISAL, certo non si può definire misura lungimirante. Lasciare 3 milioni di lavoratori senza contratto per oltre sei anni, con una perdita del potere di acquisto superiore al 10%, confermando il blocco del turn over, e nello stesso tempo enfatizzare una riforma che dovrebbe fare della PA il volano dello sviluppo, è una clamorosa contraddizione rispetto alla pur conclamata esigenza di rilancio dei consumi e di lavoro per i Giovani.

Altrettanto discutibile e oggetto di numerosi ricorsi, la legge di attuazione (n. 67/2015) della sentenza della Corte che ha dichiarato illegittimo il blocco della perequazione 2012/2013, nonché dell'ostinata reiterata proroga per ulteriori due anni del blocco stesso. In proposito, si continua peraltro a ignorare l'esistenza della legge 297/1982, che ha istituito l'apposito Fondo per finanziare la rivalutazione dell'importo pensionistico legato all'inflazione.

"Che dire, incalza Cavallaro, del reiterato attacco a CAF e Patronati? E del sacrificio sull'altare della spending review del quarto commissario, l'economista Roberto Perotti, dimissionario per l'inutilità del suo impegno rispetto all'azione di Governo? E delle 'partecipate' in costante deficit, mai soppresse? Situazioni paradossali, come pure la detassazione della retribuzione accessoria, di per sé positiva, ma che trova il proprio contraltare nell'assurda discriminazione che esclude dal beneficio i lavoratori pubblici".

"Rispetto ai problemi del nuovo modello contrattuale e della rappresentanza/rappresentatività, ha affermato Cavallaro, in un panorama sconfortante che mira a delegittimare il ruolo stesso del sindacato, è pregiudiziale per affrontarli e risolverli con equità e lungimiranza l'attuazione degli articoli 39 e 46 della Costituzione, che prevede e favorisce la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese, quale garanzia della democrazia economica e della dignità stessa del lavoro. In coerenza con tale impostazione si colloca, ricorda Cavallaro, l'ipotesi del percorso innovativo sostenuto dalla CISAL per quanto riguarda il nuovo modello contrattuale.

E cioè rovesciare il rapporto gerarchico esistente tra i due livelli di contrattazione, lasciando al primo, nazionale, funzioni di guida e di sussidiarietà con competenze di carattere generale e al secondo, decentrato (locale, territoriale, aziendale), funzioni di rappresentanza del lavoro reale, nei territori, nelle fabbriche, negli uffici, dove nascono, si manifestano e si sviluppano i bisogni dei lavoratori. In sostanza, ed è ormai l'orientamento prevalente nelle aziende più moderne ed avanzate, il secondo livello di contrattazione deve diventare la sede in cui incentivare la produttività e modellare, contrattando, gli elementi retributivi ed organizzativi del lavoro, inclusi quelli relativi agli inquadramenti, all'orario, all'utilizzo delle diverse tipologie di rapporto di lavoro, alla sicurezza, all'ambiente, nonché ad uno spazio sempre maggiore da riservare al cosiddetto welfare aziendale".

Roma 10.12.2015                                                                                               A cura del Centro Studi CISAL

 

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