Riflessione sui costi indiretti della politica…

A cura di Arturo Maullu*

Italia, paese dei generali, non quelli con le stellette, di quelli semmai parleremo in altra occasione dato che anche il loro numero, circa 500 quelli attualmente in servizio, incide eccome sul bilancio dello Stato; parliamo invece dei direttori generali e dirigenti apicali. Nel belpaese tutte le amministrazioni pubbliche hanno al proprio vertice dei direttori generali; ma per capire meglio di cosa stiamo parlando, anche in termini di costi, vi suggeriamo  di andare a vedere i dati pubblicati dalla Ragioneria Generale dello Stato relativi all’anno 2012. Tanto per fare un esempio, I dirigenti di vertice italiani sono pagati tra il 50 e l’80 per cento più di quelli britannici e sono più numerosi. Costi e numeri a parte il problema è che molti di questi, più che generali, sono invece dei direttori ‘’caporali’’ (non ce ne vogliano i veri caporali), che in molti casi devono i loro gradi ed il loro ruolo di vertice non alle loro capacità professionali ma alla garanzia di fedeltà e obbedienza a chi li ha nominati. Questo accade a tutti i livelli; le forze politiche al governo (nazionale, regionale, provinciale etc…) distribuiscono ai propri affiliati e simpatizzanti le varie cariche istituzionali, la titolarità di uffici pubblici e posizioni di potere, come incentivo a lavorare per il partito o l'organizzazione politica, e in modo da garantire, ovviamente, gli interessi di chi li ha investiti dell'incarico.

 

E quando il vertice di un’azienda, di una banca, di un Ministero, di un’ospedale, etc….non funziona perché il ruolo è ricoperto da un direttore ‘’caporale’’ tutti i disservizi ed i maggiori oneri ricadono su tutti noi.

Se poi a dirigere è un direttore ‘’caporale’’ anche i dirigenti suoi sottoposti si adeguano e cercano di non dispiacerlo, in caso contrario sono fregati, isolati, demansionati, additati come rompiballe.

I direttori ‘’caporali’’ si dotano, ma sarebbe meglio dire, sono obbligati a dotarsi da chi li ha nominati, organizzativamente la loro struttura di governo con figure simili, per caratteristiche a quelle proprie dei politici, difatti vediamo direttori ‘’caporali’’ di aziende sanitarie circondati da figure “professionali” tipiche della politica, portavoce, addetti stampa, addetti public relation e chi più ne ha più ne metta, portaborse compresi, ovviamente.

Quando poi le cose vanno male, come quasi sempre accade, la politica, sempre lei, affida l’incarico di risolvere i problemi causati dai direttori ‘’caporali’’ ai cosiddetti “commissari” che a loro volta, pur cambiando ruolo e nome rispetto ai ‘’caporali’’, sono pur sempre tenuti a garantire gli interessi di chi li ha nominati nell'incarico, per cui si cambia tutto… per non cambiare niente.

Arturo Maullu

Segretario Generale CSA della Cisal Università*