
Il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti ha annunciato che le assunzioni tornano a crescere nelle Università così che gli atenei “virtuosi” potranno andare oltre il normale turn over. Tuttavia le misure del governo non comportano una crescita dell’organico, piuttosto un travaso di docenti da un ateneo all’altro. C’è una ripartizione delle risorse che segue la direttrice Sud-Nord: è come se l’equivalente di 280 ricercatori dovesse abbandonare gli atenei meridionali per essere trasferiti nelle più ricche università settentrionali. Leggi tutto l'articolo di Francesco Sylos Labini del 28.01.2019 su: www.roars.it/
Pubblicato su Il Fatto Quotidiano
Punti Organico 2018: il Nord si prende 280 ricercatori dal Centro-Sud
È come se, da un anno all’altro, l’equivalente di 280 ricercatori dovessero abbandonare gli atenei meridionali per essere trasferiti nelle più ricche università settentrionali. Com’è possibile? Fu il Governo Monti a stabilire che i pensionamenti avvenuti in un ateneo A possono essere rimpiazzati da assunzioni in un ateneo B, se B ha un bilancio più solido del (pur virtuoso) ateneo A. Ed ecco che la città Milano con i suoi atenei incamera ben 84 Punti Organico (l’equivalente di 168 ricercatori) in aggiunta al rimpiazzo dei propri pensionamenti. Un organico sottratto agli atenei del Centro-Sud, in particolare Napoli Federico II, Palermo e Roma Sapienza. Insomma, prosegue il travaso che negli ultimi sei anni ha già spostato oltre 500 P.O. dal Centro-Sud al Nord. Qualcuno obietterà che è giusto così. Per averne conferma, confrontiamo Napoli Federico II con Udine. Entrambi gli atenei sono “virtuosi” (Indicatore Spese Personale 1). Ma la Federico II è più virtuosa sia per lndicatore di Sostenibilità Economico-Dinanziaria (1,19 vs 1,15) sia per Indicatore Spese Personale (67,7% vs 70,9%). Ebbene, i “criteri Bussetti” premiano l’ateneo “peggiore”: a Udine spetta un turn over del 113%, mentre a Napoli solo un misero 83%. La spiegazione? Sembra che l’algoritmo di ripartizione del turn over non tenga conto del numero dei pensionamenti, che possono variare, anche di molto, da un ateneo all’altro. Che deve fare un ateneo per migliorare i propri indicatori? La riposta è semplice: aumentare le tasse universitarie, senza curarsi del tetto massimo (sulla cui violazione nessuno vigila). Infatti, a chi spreme gli studenti spetta un “premio” a spese degli atenei che rispettano la legge. Si tratta di aspetti più volte rimarcati da CUN e CNSU e fatti propri dal Movimento 5 Stelle in un Ordine del Giorno presentato nel 2013 e accolto dal Governo. Concetti ribaditi nel loro “Programma Università e Ricerca”. Dove sono finiti questi buoni propositi?
Leggi tutto l'articolo di Beniamino Cappelletti Montano del 2 Gennaio 2019 su: www.roars.it/