NOTA SINDACALE UNITARIA Agli Onorevoli Parlamentari del Senato e della Camera ''Situazione Sistema Università''

Si riporta quì di seguito il testo della nota unitaria che le OO.SS. del comparto Università hanno inviato il 19 us. agli Onorevoli Parlamentari del Senato e della Camera.

 

NOTA UNITARIA

FLC CGIL - CISL Fsur -  UIL Scuola RUA - SNALS Confsal - FGU GILDA Università

 

Prot. n. CCU/845

Roma, 19 dicembre 2020


Onorevole Senatore,

Onorevole Deputato,

le scriventi Segreterie delle Organizzazioni Sindacali di categoria del settore universitario vogliono rappresentare alla S.V. lo stato di assoluta difficoltà in cui versa il Sistema Universitario Nazionale.

In oltre 15 anni di contrazione della spesa pubblica e mancati investimenti, l’Università italiana è stata privata di gran parte delle risorse storiche di Funzionamento Ordinario e di oltre 25.000 unità di personale docente e tecnico-amministrativo in conseguenza del blocco del turn over e della riduzione degli organici, solo parzialmente contenuta con l’attivazione di nuovi rapporti flessibili che hanno reso l’Università ancora più precaria.

Nel contesto europeo l’Italia è all’ultimo posto come finanziamento statale dell’Università e al penultimo posto per numero di giovani laureati, vantando un ulteriore primato negativo: il nostro Paese ha un numero di ricercatori molto limitato, circa un terzo dei ricercatori della Germania e metà di quelli di Francia e Inghilterra.

Ma l'Italia è agli ultimi posti tra i Paesi Europei anche con riferimento al finanziamento alla ricerca scientifica e questo danneggia l'intero Paese e le sue possibilità di sviluppo economico.

A questo stato di cose si sono aggiunte ulteriori criticità determinate dall’applicazione della Legge di Riforma n. 240 del 2010, interessata nel tempo da numerose modifiche che hanno reso l’Università un esempio di eccesso di burocrazia, che hanno condotto tutto il Sistema Universitario a connotarsi per un estremo cannibalismo interno che ha ampliato il gap già esistente tra gli Atenei.

Infatti le Università, governate da logiche di potere sempre più accentrato nelle mani di pochi e da algoritmi sempre più incomprensibili ai più, sono state immesse in una logica competitiva per garantirsi l’accaparramento delle esigue risorse finanziarie e facoltà assunzionali assegnate progressivamente in modo solo formalmente premiale, utilizzando criteri che sono costantemente oggetto di grandi critiche.

Conseguentemente le Istituzioni universitarie più ricche sono divenute sempre più ricche a discapito delle altre determinando eccessivi squilibri. Da qui la richiesta di alcuni Atenei di una maggiore autonomia, figlia in una logica che trova fondamento nell’estremo egoismo mascherato da “autonomia differenziata”.

Un’autonomia riconosciuta di recente con l’ennesima modifica della Legge n.240/2010,

approvata con la conversione in legge del DL “Semplificazioni”, la cui applicazione rischia, nei prossimi tempi, di accentuare ancora di più l’enorme gap esistente tra gli Atenei, minando irrimediabilmente l’unità del Sistema Universitario Nazionale che di “sistema” ormai conserva ben poco. Una mini riforma imposta dal Governo nel silenzio distratto dell’estate e su cui nemmeno il Parlamento ha potuto dire la sua, essendo stata posta la questione di fiducia sul ddl di conversione del DL semplificazioni.

Il peso più grave generato da questo stato di cose si è abbattuto in particolare su due categorie. In primo luogo gli studenti e le loro famiglie, costretti in questi anni a pagare tasse più elevate e ad avere minori servizi, con la conseguenza che “chi se lo può permettere”, abbandona il proprio territorio favorendo Atenei lontani che possono garantire maggiori opportunità. Così si spiega l’eccessiva mobilità studentesca registrata negli ultimi anni, con il 25% degli studenti universitari delle regioni del sud che va a studiare al nord Italia, determinando effetti negativi sullo sviluppo di molte realtà universitarie oltre che sullo sviluppo economico e sociale dei territori così fortemente interessati dalla migrazione studentesca.

Gli interventi oggi previsti sulle tasse universitarie e sul diritto allo studio, seppur invertono la tendenza rispetto ai tagli dell’ultimo decennio, non determinano quella svolta necessaria per provare a recuperare l’enorme divario esistente rispetto al contesto internazionale in termini di numero di giovani che intraprendono gli studi universitari e che conseguono la laurea.

La seconda categoria sacrificata è quella del personale delle Università e dei Policlinici Universitari: professori e ricercatori, ma in particolare il personale tecnico, scientificotecnologico, socio-sanitario, amministrativo, bibliotecario, ausiliario, lettori e collaboratori linguistici.

Questo personale risulta essere allo stato quello con le retribuzioni più basse di tutto il pubblico impiego e ciò malgrado l’elevata professionalità e la qualità delle prestazioni rese che sono state apprezzate da tutto il Paese quando in meno di 15 giorni è stata garantita la continuità dell’azione degli Atenei e il 100% dei servizi agli studenti con modalità a distanza già durante la prima ondata pandemica COVID 19. Anche loro facevano parte degli eroi, specie quelli operanti nei Policlinici Universitari, oggi ancora dimenticati da tutti.

Soprattutto dal Governo che, malgrado gli impegni assunti dal Presidente del Consiglio con l’accordo del 24 aprile 2019, non ha mostrato sensibilità rispetto al personale delle Università, inserendo nella bozza di Legge di Bilancio 2021 le disposizioni che i lavoratori attendono da molti anni, a partire da quelle volte ad affrontare il problema della sperequazione retributiva per superare la quale occorre uno specifico investimento finanziario, unitamente ad un semplice intervento legislativo finalizzato al superamento degli attuali limiti che impongono la riduzione dei fondi del salario accessorio. Provvedimenti adottati per molte altre categorie.

Tutto ciò, insieme all’assenza di investimenti significativi sul Fondo di Finanziamento Ordinario dell’Università, ci ha spinto a proclamare prima lo stato di agitazione del personale lo scorso 10 novembre per giungere il 10 dicembre alla prima assemblea nazionale unitaria del personale universitario in streaming che ha visto la partecipazione di tantissimi lavoratori ed esponenti del Parlamento che, peraltro, hanno condiviso le nostre preoccupazioni.

Si confidava, infatti, che l’istituzione del Ministero dell’Università e della Ricerca nel febbraio scorso, avesse potuto favorire lo sviluppo di concrete politiche per il settore universitario ormai divenute non più rinviabili. Ma nessuna delle tematiche affrontate nei tavoli politici e tecnici ministeriali ha trovato soluzione nell’approvanda Legge di Bilancio 2021 e in particolare:

1) un incremento congruo del FFO con la revisione delle regole di distribuzione delle risorse tra i vari Atenei in un’ottica perequativa;

2) la valorizzazione del personale attraverso lo stanziamento di apposite risorse per la revisione dell’ordinamento professionale e la progressione economica;

3) l’eliminazione del limite al salario accessorio, come da impegno del Presidente del Consiglio nell’accordo del 24 aprile 2019;

4) un intervento normativo che riaffermi la peculiarità della Sanità Universitaria ed il ruolo fondamentale delle Aziende Ospedaliere-Universitarie e del personale ivi operante nell’ambito della formazione sanitaria delle Università, dando anche corso agli impegni assunti dai Ministri dell’Università e della Ricerca e della Sanità nell’ambito del protocollo sottoscritto lo scorso 23 aprile 2020;

5) la stabilizzazione dei lavoratori precari;

6) un incremento significativo dei fondi per il diritto allo studio.

Le lavoratrici e i lavoratori attendevano risposte che tuttavia non sono giunte nemmeno nell’incontro politico tenuto lo scorso 9 dicembre. Le loro attese sono state tradite ancora una volta perchè, ci é stato riferito, che la politica aveva inteso allocare le risorse assegnate al settore Universitario in legge di Bilancio su altri investimenti.

Questa situazione impone alle scriventi OO.SS. di richiamare l’attenzione dei rappresentanti politici in Parlamento, chiedendo loro una prova di concreta attenzione per l’Università e per il suo personale, inserendo nel testo della legge di bilancio 2021 almeno due interventi normativi per la valorizzazione del personale, perché tutte le cose sono fatte dall’uomo e chi lavora ha diritto a percepire una equa retribuzione rispetto al lavoro svolto, in ragione dei principi costituzionali che devono sempre orientare l’azione politica.

A parere delle scriventi Segreterie Nazionali appare incomprensibile la scelta di non affrontare il problema della valorizzazione dei lavoratori di un settore che dovrebbe essere il traino dello sviluppo del Paese e ritrovare nel testo della bozza di legge di bilancio le seguenti misure:

- 30 milioni per università non statali al fine di contrastare la crisi economica derivante dalla situazione emergenziale in atto seppur le stesse Università hanno già usufruito di interventi in precedenti provvedimenti legislativi per milioni di euro.

- 4 milioni di incremento delle risorse ai collegi universitari per la ridotta residenzialità determinata dall’emergenza Covid.

- 25 milioni a Roma “Tor Vergata” per la definizione dei contenziosi in essere con affidatari dei lavori e progettisti per la Città dello Sport (infrastruttura incompiuta) e ulteriori 3 milioni annui per i lavori di manutenzione e messa in sicurezza.

- 54 milioni per equiparare l’aliquota contributiva di finanziamento del trattamento di quiescenza per i professori e ricercatori delle Università non statali a quelle del personale statale peraltro con decorrenza retroattiva dal 2016.

- 5 milioni per l’istituzione della Fondazione futuro delle città.

- 6,5 milioni per il completamento del progetto Mantova HUB

- 7% delle ingenti risorse destinate ai progetti di ricerca per assumere esperti e consulenti tecnico-scientifici e professionali.

Se è possibile finanziare queste misure, a nostro avviso, deve essere possibile trovare anche una soluzione per chi quotidianamente consente alle università di funzionare e di fornire tutti i servizi, agli studenti per chi collabora alle attività di didattica e di ricerca e per il personale della sanità universitaria.

Ci rivolgiamo, quindi, a tutte le forze politiche che siedono in Parlamento nel momento in cui ci si accinge ad approvare la legge di bilancio 2021, perché pur consci delle difficoltà che si stanno affrontando, siamo convinti della assoluta necessità di dover dare concretezza ai più volte ripetuti auspici di molti e, in particolare, anche del Presidente Mattarella, sull’importanza di investire nell’alta formazione e nella ricerca scientifica e ciò, certamente, non può prescindere dal riconoscimento e dalla valorizzazione di tutte le professionalità impegnate in questi settori.

Riteniamo, a tal fine, che vi sia ancora lo spazio per un intervento in legge di bilancio almeno per mitigare la sperequazione retributiva del personale universitario rispetto al restante pubblico impiego superando anche gli attuali limiti ai fondi del salario accessorio che non rendono possibile il pieno utilizzo delle attuali risorse dei lavoratori, bloccando anche la contrattazione di secondo livello, leva indispensabile per ricercare soluzioni innovative per garantire maggiori servizi di qualità alla collettività e in modo particolare agli studenti.

Investire sulla conoscenza significa investire prima di tutto sulle persone, sulla cultura, sui percorsi formativi, sulla ricerca, perché il capitale umano è elemento fondamentale per produrre benessere collettivo e sviluppo sociale ed economico.

Auspicando un Suo autorevole intervento a sostegno del settore universitario nella Sua qualità di rappresentante del popolo italiano in Parlamento, Le auguriamo un proficuo lavoro.

Cordialmente.

LE SEGRETERIE NAZIONALI

FLC CGIL F.to) Pino di Lullo

FSUR-CISL Università F.to) Francesco De Simone Sorrentino

UIL SCUOLA RUA F.to) Attilio Bombardieri

SNALS F.to) Teresa Angiuli

FGU-GILDA Dipartimento Università F.to) Arturo Maullu