Dopo una lunga ed estenuante trattativa all'Aran a cui hanno partecipato per la FGU Rino Di Meglio, e per l'ex comparto università la ns delegazione formata da Giuseppe Polinari, Antonio Sorio e Michele Poliseno, iniziata ieri pomeriggio e terminata questa mattina alle 7,45, è stato rilasciato il testo dell'Ipotesi Contrattuale. La FGU ha deciso di non sottoscrivere l'Ipotesi del CCNL, troppo frettolosamente e insufficientemente confezionata e figlia del famigerato accordo tra governo e cgil-cisl-ui del novembre 2016. Segue in calce il Comunicato Nazionale.
Roma 09.02.2018
Firmato il contratto dei 30 denari….
Ed alla fin fine dopo appena 9 anni di attesa in cui l'ARAN non ha avuto il tempo di predisporre una decente ipotesi di rinnovo del CCNL, viziato da un accordo "politico" siglato tra governo e CGIL-CISL e UIL in cui si definiva la parte economica si giunge oggi ad un finto rinnovo del CCNL.
Noi non l'abbiamo sottoscritto, al contrario di altri che addirittura spacciano per un grande successo l'essere riusciti a mantenere le poche briciole di diritti residuati nel precedente contratto che resta vigente nelle parti non specificatamente abrogate.
Addirittura si considera un successo l’aver mantenuto l’IMA e l’indennità di Ateneo, il che è tutto dire.
Sulla parte economica, frutto dell'accordo firmato in tempo utile a novembre 2016 prima del famoso referendum e sappiamo tutti com'è andata afinire.
Oggi si sottoscrive questo CCNL (!?) sempre per far fronte a esigenze politiche, certamente non tenendo realmente conto delle esigenze dei lavoratori.
Non è improbabile che anche la prossima scadenza elettorale per le politiche, in funzione delle quali hanno firmato questa ipotesi di contratto, ma anche le successive elezioni per il rinnovo delle RSU diano risposte altrettanto chiare a chi assume queste decisioni fortemente lesive dei diritti dei lavoratori.
In buona sostanza questa vicenda ha ottenuto due risultati evidenti, la triplice ha fatto alla luce del sole ciò che prima faceva nelle segrete stanze con il governo di turno, di fatto delegittimando il ruolo negoziale stesso del sindacato visto che la parte economica l’hanno concordata fuori sacco nel famoso e fumoso accordo di novembre 2016; l’altra è la conferma che la ragione politica viene prima di tutto, anche dei diritti dei lavoratori.
Lo dimostra l’accordo dei famosi 85 euro di novembre 2016 fatto in funzione del referendum voluto e perso da Renzi ed ora la sottoscrizione di un contratto pur che sia basta che si firmi prima delle prossime elezioni del prossimo 4 marzo.
Le tabelle allegate dicono che tanti i colleghi e colleghe gli 85 euro promessi non li vedranno manco lordi e quelli che li vedono si ricordino che da li va detratta la vacanza contrattuale.
Questo che segue è il link da cui scaricare il testo del CCNL a voi l'arduo compito di dare un'opinione, la nostra la conoscete già.
Roma 09.02. 2018
Cordiali saluti,
Arturo Maullu
Coordinatore Generale FGU Dipartimento Università

Cassazione Civile, Sez. Lav., 24 gennaio 2018, n. 1770 - Leucemia del fumatore incallito esposto a radiazioni ionizzanti per lavoro: si al risarcimento delle eredi da parte dell'ente di ricerca. Leggi la sentenza su www.olympus.uniurb.it
L'insorgere di patologie ipertensive va dimostrata in concreto. Il principio ribadito nella sentenza del 29 dicembre 2017. Sulla potenziale incidenza della turnazione - tipica per esempio dell’articolazione del servizio degli organi di polizia - sull’insorgere di patologie ipertensive in genere, il Consiglio di Stato, Sezione Terza, nella sentenza del 29 dicembre 2017 ha sottolineato la necessità che essa vada dimostrata in concreto. I Giudici di Palazzo Spada hanno, infatti, ribadito che tale accertamento in concreto è necessario essendo «tutt’altro che pacifica e sicura nella letteratura medico-legale, che esista una rigorosa corrispondenza biunivoca o, comunque, una indefettibile relazione causale tra il lavoro implicante turnazione e l’eziopatogenesi dell’ipertensione» (cfr. Cons. Stato, Sez. III, n.1234/2015 del 29 gennaio 2015)”. Fonte: www.ilquotidianodellapa.it
Per approfondire Banca Dati G.A.R.I.
Il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione con oggetto “legge di bilancio 2018" - integrazioni alla circolare del 23 novembre 2017, n. 3, ha emanato la circolare n.1 del 09/01/2018, che ha per oggetto: Indirizzi operativi in materia di valorizzazione dell’esperienza professionale del personale con contratto di lavoro flessibile e superamento del precariato nelle Pubbliche Amministrazioni. Registrata dalla Corte dei conti, Reg.ne - Prev. n. 87 del 16 gennaio 2018

Legge di Bilancio, Welfare ‘’Novità riguardanti il trasporto pubblico locale e il tragitto casa-lavoro per il dipendente pubblico e privato’’ I servizi di trasporto collettivo (casa-lavoro) sono disciplinati dall'articolo 51 comma 2d del Tuir, cui la Legge di Bilancio 2018 aggiunge il nuovo articolo d-bis:"[2. Non concorrono a formare il reddito:]
d) le prestazioni di servizi di trasporto collettivo alla generalità o a categorie di dipendenti; anche se affidate a terzi ivi compresi gli esercenti servizi pubblici;
d-bis) le somme erogate o rimborsate alla generalità o a categorie di dipendenti dal datore di lavoro o le spese da quest’ultimo direttamente sostenute, volontariamente o in conformità a disposizioni di contratto, di accordo o di regolamento aziendale, per l’acquisto degli abbonamenti per il trasporto pubblico locale, regionale e interregionale del dipendente e dei familiari indicati nell’articolo 12 che si trovano nelle condizioni previste nel comma 2 del medesimo articolo 12".
Riunione ARAN del 08.01.2018
Rinnovo CCNL Settore Università - 2^ ripresa
Il secondo incontro di negoziazione sul CCNL tenutosi ieri all’ARAN ha evidenziato, ancora una volta, quanto poco ci sia di “parte comune” tra i quattro ex Comparti; Scuola, Università, Afam e Ricerca, attualmente compattati in uno.
L’ipotesi di riproporre, per esempio nelle relazioni sindacali, quanto già sottoscritto nel CCNL dei Ministeriali, non ci vede assolutamente convinti, tanto da rimarcare negli interventi del Coordinatore Generale Arturo Maullu, la specificità dell’ex Comparto Università rispetto al più generale contesto del Pubblico Impiego, in quanto è l’unico pezzo di Amministrazione Pubblica che si autogoverna e nei suoi vari organi, tutti elettivi, sono presenti tutte le componenti che operano nel mondo universitario compresi gli utenti, cioè gli studenti.
Limitare le relazioni sindacali nel mondo universitario danneggia la stessa amministrazione che non può essere ingessata nella sua azione, che deve essere sempre partecipata e non limitata nella sfera d’azione nell’ambito della sua autonomia, per altro prevista per legge.
Il Coordinatore Generale del Dipartimento Università della FGU ha chiesto che prioritariamente, l’azione di rinnovo del CCNL sia mirata a soddisfare le indicazioni date dall’Atto di Indirizzo specifico del settore ed in particolare l’Ordinamento ed il personale dei policlinici.
Sull’ordinamento c’è una convergenza anche con le altre OO.SS. presenti alla trattativa, per cui è necessario trovare una soluzione che consenta al personale, soprattutto a livello apicale, di progredire economicamente con l’istituzione di posizioni super in ogni categoria così come da noi indicato nella sintesi di piattaforma (www.csauniversitafgu.org).
A tal proposito si è chiesto un nuovo meccanismo per il calcolo del fondo sulle PEO che svincoli dal budget ex art. 87 per la contrattazione integrativa. Questa richiesta nasce dall’ ormai evidente impoverimento del fondo come viene evidenziato in molti Atenei.
La risposta del Presidente dell’ARAN su questo è stata interlocutoria, in quanto ha proposto di stralciare dal CCNL la parte ordinamentale e trattarla successivamente su un tavolo tecnico per poterla poi ratificata con un accordo integrativo, su questo la nostra delegazione ha espresso forti perplessità, in quanto riteniamo che questa sia una delle parti fondanti del CCNL.
Altro punto fondamentale indicato anche esso nello specifico Atto di Indirizzo, è quello relativo al personale dei policlinici sia di tipo A che di tipo B, personale universitario che, secondo noi, deve avere un ordinamento universitario ed al quale deve essere definita in modo chiaro ed esaustivo la posizione giuridica ed economica nell’ambito di questo comparto, ivi comprese le modalità di rientro nelle altre strutture di Ateneo come già indicato negli incontri presso il MIUR.
Sulla parte economica pesa in modo negativo il più volte citato accordo del 30 novembre 2016 per i famosi 85 euro, che a parere nostro, ma non solo, non può riguardare il personale dell’ex Comparto Università, in quanto non sono ricompresi nei fondi all’uopo stanziati in quanto i costi contrattuali sono a carico dei bilanci degli Atenei autonomamente gestiti per cui si può, e si deve, derogare da tale limite soprattutto in considerazione del fatto che gli stipendi medi del personale dell’ex Comparto, per ammissione stessa dell’ARAN, sono i più bassi del Pubblico Impiego.
L’impressione complessivamente avuta e da noi esternata al presidente dell’ARAN e che si voglia chiudere alla svelta, magari prima del 4 marzo, un contratto quale che esso sia e successivamente vedere su tavoli tecnici quelle parti contrattuali considerate più spinose, o per le quali si ritenga necessario un confronto più impegnativo, il Presidente ha smentito ma al tempo stesso ha confermato che quello che si andrà a fare non sarà un nuovo CCNL ma una rivisitazione del contratto vigente nelle parti su cui sia intervenuta in questi otto anni di blocco qualche norma di legge che l’abbia modificato.
Difatti la bozza che ci è stata presentata ieri, pare andare proprio in questa direzione e rinvia a un futuro confronto, incerto per tempi e modi, magari con altre parti politiche, la soluzione di problemi annosi e volutamente mai affrontati, neppure in passato, rinviandoli ancora una volta sine die.
Se le condizioni date rimarranno queste, sarà molto difficile convincerci a sottoscrivere una pre-intesa del “nuovo” CCNL, che non soddisfa né le esigenze economiche né normative di questo personale che vede mortificato ancora una volta il proprio fondamentale ruolo in un Comparto che dovrebbe essere il vero volano di sviluppo del nostro paese.
Nel frattempo tutte le parti politiche in campo, spendono promesse, ricchi premi e cotillon per tutti, ma nel concreto, nelle sedi di confronto reale, come un rinnovo contrattuale atteso da otto anni, la chiusura è quasi totale, questa è la realtà, alla quale noi non ci arrendiamo e continueremo a dare il nostro contributo, sordi alle sirene di turno, ma attenti a non cedere sulle rivendicazioni che i colleghi e le colleghe ci hanno chiesto di portare avanti.
Vi terremo informati sul proseguo delle trattative, i documenti collegati potete scaricarli dal nostro sito web nazionale Vedi: Bozza Aran del 08.01.2018 CCNL Istruzione,Ricerca e Sezione Università 2016-2018.
ROMA 09.01.2018
Arturo Maullu
Coordinatore Generale
FGU Dipartimento Università
Come era nelle previsioni, il documento consegnatoci oggi dall’ARAN, quale bozza su cui discutere per il rinnovo del CCNL, lascia margini per la trattativa davvero scarsini..
La parte economica è inficiata, come tutti sapete, dall’accordo capestro firmato nel novembre 2016 da CGIL-CISL-UIL e Confsal, dove si è stabilito i famosi 85 euro lordi mensili pro capite come finanziamento dei CCNL.
Con ciò si intendeva essere determinato da una percentuale pari al 3,48% dello stipendio in ciascun ex comparto, per cui chi ha di più prenderà di più, chi ha meno, ovviamente, prenderà sempre meno, nel caso dell’ex comparto università sarà molto meno di 85 euro.
Oggi è saltata fuori anche un’altra chicca, cioè che l’aumento contrattuale per il 2018 slitterà di due mesi (da marzo) e le risorse derivanti saranno spalmate sui salari più bassi, ma attenzione, questo solo per il 2018, nel 2019 sarà nuovamente tolto, in quanto non ci sono le risorse necessarie.
Questo per la parte economica, ora bisogna vedere come lo spiegheranno ai lavoratori i signori che, per avventurismo politico, hanno voluto firmare un accordo economico disgiunto dal contratto nazionale e quindi dalla negoziazione di tutte le parti aventi titolo, come correttezza istituzionale avrebbe voluto.
Sulle relazioni sindacali si vorrebbe prendere come base quanto già sottoscritto nel contratto dei ministeriali nei giorni scorsi, cosa alquanto difficile perchè nel nostro ex comparto università, c’è un’autonomia molto spinta, quasi un autogoverno, in quanto tutti gli organi sono elettivi, Rettore, Consiglio di Amministrazione, Senato accademico etc…, dove sono presenti tutte le componenti compresi gli utenti, - gli studenti per intenderci -, cosa assolutamente improponibile in tutti gli altri comparti.
In pratica, la nostra richiesta di riportare alla contrattazione l’organizzazione del lavoro, l’orario di lavoro etc…, pare sia considerata una richiesta improponibile ed i massimo che sono disposti a concedere è la concertazione, cioè quanto concesso nel contratto dei ministeriali. Così non và.
Di modifiche all’ordinamento nessun cenno, quando invece noi lo riteniamo assolutamente indifferibile in quanto una buona parte del personale ha ormai raggiunto posizioni apicali e rischia di rimanere al palo ancora molto a lungo se non si accoglie la nostra proposta di creare le categorie Bis in tutte e quattro quelle attualmente esistenti.
Per quanto ci riguarda riteniamo irricevibile la proposta così come è stata formulata, speriamo che nelle fasi di negoziazione sia possibile modificarla, diversamente questa pre intesa non potrà essere sottoscritta, almeno non da noi.
Vi aggiorneremo dopo il prossimo incontro in programma per lunedì 8 alle 15,30.
Roma 4.01. 2018
Il Coordinamento Nazionale
Dott. Damiano Curcio - Ufficio Studi Dipartimento Università FGU
Egregio Presidente, ancora una volta, il Suo intervento in relazione alla “complessa” situazione pensionistica italiana e più precisamente riguardo all’aumento dell’età pensionabile al 67esimo anno di età, è rivolto esclusivamente a peggiorare la posizione personale del “singolo lavoratore”. E’ da circa 20 anni che il presidente dell’Inps pro tempore mostra il suo volto in vari programmi televisivi e presta la sua penna a varie testate giornalistiche per tale scopo. Non ho visto né Lei né tantomeno i suoi predecessori parlare in difesa dei lavoratori allorquando il Legislatore, nell’emettere nuove norme sulla materia specifica, ha commesso errori imperdonabili sotto il profilo etico e di contabilità e mi creda, ne sono stati fatti tanti. A partire dalla legge Dini, la oramai famosa 335 del 1995 che ha istituito la pensione con il calcolo contributivo e che da un lato ha fatto sì che le pensioni calcolate con il suddetto metodo fossero più basse di quelle calcolate con il metodo retributivo e dall’altro ha aumentato queste ultime. E si!... è proprio così! Se ricorda, caro Presidente, la legge Dini con la predetta norma ha, tra l’altro, istituito un diritto per cui dal 1996 tutto ciò che percepisce il dipendente è pensionabile ma tale norma, in origine, riguardava solo le pensioni calcolate con il nuovo metodo. Nell’approvarla invece, il suddetto beneficio, è stato esteso anche alle pensioni calcolate con il vecchio metodo sebbene esclusivamente sulla quota “B” e questo, ha prodotto il risultato che la spesa pensionistica, paradossalmente, è aumentata a dismisura. Non parliamo poi della legge Fornero che, con il sistema pro rata del contributivo, ha aumentato di un quarto la pensione di coloro i quali avevano già maturato l’aliquota dell’80% e quindi già in possesso del sistema retributivo. Tant’è che il governo Renzi, nella prima finanziaria del suo mandato, ha dovuto apportare una modifica alla norma creando comunque uno squilibrio e cioè ha portato l’aliquota massima all’85% contribuendo, anche in questo caso, ad un’ulteriore spesa delle pensioni. Ma il paradosso di questa situazione è che il Legislatore da una parte aumenta la pensione a chi già gode del vecchio sistema, dall’altra riduce le misere pensioni contributive modificando in negativo i coefficienti legati all’età anagrafica dei nuovi pensionandi, giustificando il tutto con l’aumento della spesa pensionistica. Non ho mai visto il presidente dell’Inps pro tempore protestare per gli affitti irrisori degli appartamenti e per le vendite ridicole del patrimonio immobiliare dell’Istituto, eppure quei beni, nel tempo, sono stati acquistati con i contributi dei lavoratori o sbaglio? E sicuramente i soldi dati dai lavoratori italiani sono stati tanti se, al 2013, l’Inps possedeva 25.440 tra palazzi, appartamenti e negozi di cui 15.100 unità dell’ex Inpdap, 9.500 ex Inpdai, 750 dell’Insp e 90 dell’ex Ipost; senza contare quelli già venduti precedentemente. Non ho mai visto il presidente dell’INPS pro tempore chiedere al Legislatore di fare quello che è stato fatto anni fa in tutti i Paesi europei e cioè, dividere la cassa pensioni dalle altre perché è indubbio che da quando è nato il vostro istituto, dai contributi del lavoratori è stato fatto un prelievo continuo per altre forme di solidarietà che andavano finanziate dallo Stato in diverso modo e soggette ad altro tipo di controllo. Non parliamo poi della gestione dei fondi pensioni dei dipendenti pubblici come Espero, Perseo-Sirio ed altri; ancora oggi non riesco a capire come si possa garantire la percentuale di rendimento (annuale) pubblicizzata agli iscritti se lo Stato versa figurativamente la propria quota. Ma se sul mio TFR il totale delle quote (datore di lavoro e lavoratore) ammontano a 100,00 euro e mi si garantisce una rendita del 2%, come faccio ad ottenere la stessa rendita se manca la quota del datore del lavoro? Soprattutto se tale quota serve ad acquistare titoli?. Ecco caro Dott. Tito, a me piacerebbe, una volta tanto che il Presidente dell’Inps mettesse sul piatto davanti al Legislatore, una norma che restituisca ad una parte dei lavoratori, quello che gli è stato tolto ingiustamente per favorirne un’altra e (guarda caso) di quest’ultima categoria hanno sempre fatto parte i politici firmatari delle norme fin qui citate. Ah, un’ultima richiesta… Le ricordo che nel 2018 è previsto il controllo dei coefficienti legati all’età anagrafica per la quota contributiva; perché non pensare di abbassarla solo a chi ha il sistema retributivo fino al 2011?
Dott. Damiano Curcio
Consulente CSA Università
Dipartimento Università FGU Gilda Unams
Ufficio Studi