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Comunicato Segreteria Nazionale

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Oltre alle virtù (pochine) dei nostri politici, i nostri governanti "tecnici" stanno assimilandone sempre più anche i vizi (tanti).

Nel caso specifico, l’attacco di Monti allo Statuto dei Lavoratori, come economista dice cose scontate, è risaputo che un mercato del lavoro eccessivamente rigido produce diffidenza e cautela nella parte datoriale con un conseguente innalzamento del tasso di disoccupazione. Detto questo, resta il problema della tutela dei più deboli poiché è altresì noto che senza regole i primi a soccombere sono loro.

L’economista Monti pratica una politica liberista a tutto campo, lo ha dimostrato in tutti gli atti che ha emanato da quando è stato commissariato il governo del nostro paese, per cui egli ritiene che anche nel mondo del lavoro ci debba essere competizione libera da vincoli.

Questo, in un paese dove il lavoro sta diventando merce sempre più rara, porterebbe ad una competizione impari tra tutti i soggetti in età lavorativa dai 20 ai 65 anni con l’ovvio risultato che donne, lavoratori "anziani", portatori di handicap sarebbero i primi ad essere eliminati dal contesto lavorativo in favore di lavoratori maggiormente produttivi i quali pur di entrare nel mondo del lavoro sarebbero disponibili ad accontentarsi anche di stipendi minimi.

Si risolverebbero così due problemi in un sol colpo, riduzione drastica della disoccupazione giovanile e maggiore produttività delle imprese, in pratica mettere i figli contro i padri sconvolgendo anche quello che è l’ultimo baluardo sociale, la famiglia, rimasto attivo, anche se con grandi sacrifici, nel contrastare la grave crisi socioeconomica in atto.

E’ altresì vero che ragionevoli modifiche alle norme che regolano il mondo del lavoro come il pacchetto Treu del 1997 e la legge Biagi del 2003 hanno prodotto risultati positivi anche sul fronte dell’occupazione per cui nessuno nega che ci possa essere un ulteriore equilibrato adeguamento ma non di certo l’abolizione dello Statuto.

Se le decisioni di politica economica assunte dal suo Governo, ma anche da quelli che lo hanno preceduto, si sono rivelate poco efficaci la colpa non è di certo da addebitarsi allo Statuto dei Lavoratori che tutela un numero ormai sempre più esiguo di lavoratori. Semmai queste e/o altre garanzie dovrebbero interessare una platea più vasta immersa nel mondo del precariato cronico e con stipendi da fame e magari andare controtendenza rispetto agli intendimenti del governo attuale e del precedente, valorizzando i Contratti Nazionali di categoria cominciando magari dal Pubblico Impiego con un CCNL unico che interessi i lavoratori di tutti i Comparti eliminando così le sperequazioni, non solo economiche, attualmente in essere.

E sarebbe anche tempo che questo Governo oltre a politiche che vanno a detrimento dei (pochi) diritti rimasti ne promuova altre che avviino e rilancino una crescita economica equa nel rispetto dei valori etici non perdendo di vista i reali bisogni del popolo, tenendo nel giusto equilibrio il peso dei diritti e dei doveri.

Roma 17 settembre 2012

Arturo Maullu - Segretario Generale CSA della CISAL Università

 
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