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COMUNICATO: COMPARTI E RINNOVI CONTRATTUALI … UNA STORIA INFINITA

Arturo Maullu - segretario generale CSA della Cisal Università

In questi giorni esperti di varia estrazione, sindacale e non, si affannano nell’interpretare il significato dei comunicati criptici che l’ARAN e la Funzione Pubblica, per conto del Governo, fanno girare tra i media. Una volta definiti i Comparti, che parrebbero definitivamente (per adesso) indicati in quattro, “poi sarà compito della contrattazione uniformare la disciplina del rapporto di lavoro all'interno dei nuovi comparti, riconducendo, per quanto possibile, ad unitarietà la normativa contenuta nei diversi contratti collettivi nazionali riferiti ai dipendenti ricompresi nei suddetti comparti e aree"; questo dice la Ministra Madia. Naturalmente, in tutte le fasi della discussione, portata avanti da anni, non si è mai parlato del ‘’conquibus’’, insomma  a sentir loro, il tutto dovrebbe farsi a costo zero, o quasi.

Tant’è che la stessa Ministra ha tenuto subito a precisare, a scanso di equivoci che “ "Nei casi in cui la specialità di alcune professionalità o di alcuni istituti contrattuali siano tali da non sentire la piena o l'immediata omologazione delle discipline vigenti - prosegue Madia – il contratto collettivo nazionale di lavoro potrà prevedere norme differenziate tra i lavoratori appartenenti al medesimo comparto".

Probabilmente faceva riferimento al fatto che i contratti nazionali dovranno prevedere una ‘’parte comune’’ e una o più "parti speciali o sezioni", ma non è chiaro se la parte comune debba essere quella economica, cosa che a noi del Comparto Università andrebbe pure bene, visto che le nostre retribuzioni sono, come dice bene pure l’ARAN, le più basse del pubblico impiego.

Oppure molto più semplicemente, se questa ‘’parte comune’’ fa riferimento alla parte normativa e ordinamentale,  nel qual caso la cosa diventerebbe alquanto complicata, considerato che la decisione di sostituire le qualifiche funzionali con le categorie, almeno per quanto riguarda il Comparto Università, ha fatto sì che 32 profili professionali diversi e ben 11 livelli funzionali venissero compattati in appena 4 categorie, con le tante storture venute poi fuori nella fase applicativa del CCNL che noi tutti ben conosciamo.

Per quanto riguarda il profilo della rappresentatività delle Organizzazioni e Confederazioni Sindacali rispetto ai nuovi comparti, dice ancora la Ministra,  - “ la contrattazione potrà individuare eventuali soluzioni per favorire tempestivi processi di aggregazione o riorganizzazione che ritengano maggiormente funzionali rispetto alla nuova composizione dei comparti e delle aree
stesse",
sinceramente dal messaggio, quantomeno criptico, non si riesce a cogliere  alcunché  in termini di concretezza e di operatività.

C’è poi un problema non secondario che riguarda il finanziamento dei nuovi contratti, che se pur organizzati nella maniera indicata dalla Ministra non potranno certamente trovare una effettiva soluzione mettendo nel piatto solo i famosi 10 euro e se anche fossero 20 o 30  la sostanza non cambierebbe di molto perché, almeno per quanto ci riguarda, è impensabile che dopo 6 anni di blocco dei CCNL, ci si possa presentare ai lavoratori dicendo che abbiamo sottoscritto un accordo  da 20 euro netti, (ammesso che siano 30 gli euro messi in campo dal Governo).

Insomma, per intenderci, a queste condizioni noi non firmeremo nessun contratto, che sia nazionale, di sezione o di categoria, perché dopo averci tolto quasi tutto, non possono toglierci pure la dignità.

Gli altri facciano quello che vogliono e se ne assumano pure la responsabilità, senza cercare scappatoie o scuse tipo “non c’era altra alternativa”, perché così non è, la classe lavoratrice ha già dato più di quanto potesse per tenere in piedi il sistema e ingrassare questa classe politica di parassiti e di pseudo manager strapagati, che per contro non hanno rinunciato a nulla pur avendo di fronte un paese allo sfascio.

E non ci vengano a raccontare che il peggio è passato, che si vede la luce in fondo al tunnel ed altre amenità simili… mentono sapendo di mentire, i dati odierni confermano che siamo in deflazione ed anche l’ultimo degli economisti sa che dalla deflazione si esce solo aumentando i salari, altro che 30 euro lordi !.

Non ci risulta che ci sia da parte del Governo un serio piano industriale di rilancio delle attività produttive, che non può che passare dall’innovazione tecnologica, quindi dall’Università e dalla ricerca, settori sui quali si sono invece abbattuti consistenti tagli ai finanziamenti già largamente insufficienti in precedenza.

Non sappiamo cosa farcene dell’ottimismo di facciata  e dei  proclami sbandierati un giorno si e l’altro pure da Renzi, perché non aiutano a risolvere concretamente i problemi strutturali della nostra economia. Occorre ben altro!

I prossimi anni, purtroppo, se non si interviene per tempo con scelte coraggiose, saranno molto più duri di quelli già pessimi che abbiamo trascorso.

Dobbiamo essere consapevoli e preparati a lottare,  non solo per la nostra sopravvivenza ma per il futuro stesso dei nostri figli e questo, siamo certi di non essere i soli a pensarla così.

Roma, 1 marzo 2016

Il Segretario Generale

CSA della Cisal Università

Arturo Maullu

 
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