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Incontro con il Ministro dell'Università dell'11 novembre 2009

Comunicato della Segreteria Nazionale

TAVOLO TECNICO SUL DDL GELMINI

Incontro tenuto presso il Ministero dell'Universitàl'11 novembre 2009

La nostra delegazione ha partecipato ad un incontro tenutosi lo scorso 11 novembre presso il Ministero dell’Università.

In assenza del Ministro, il Direttore generale ha “ascoltato” i rappresentanti di oltre 20 sigle, ivi compresi i rappresentanti del personale docente, dei precari e degli studenti. Anche in tale occasione, pertanto, contraddicendo quanto stabilito, nella medesima sede, nel novembre 2008, si è proceduto su di un unico tavolo. Ovviamente, tale modo di procedere non può non creare confusione e rischia di vanificare il confronto stesso.

Il Direttore generale, peraltro, dietro nostra esplicita richiesta, sostenuti anche da altre organizzazioni, si è detto fin d’ora disponibile ad avviare specifici tavoli di confronto tecnico, suddividendo le molte materie su cui interviene il DDL. In ogni caso, la nostra delegazione ha potuto ribadire le numerose perplessità già poste dal Segretario generale nel comunicato dello scorso 29 ottobre. Inoltre, ha censurato le previsioni relative alla governance ed al ruolo del rettori.

Sotto il primo profilo, è stato rimarcato che il DDL pare esser stato redatto proprio da quei rettori che anche il Ministero aveva individuato quali primi e principali responsabili dei maggiori problemi dell’Università. Rettori che, giova ripeterlo, da lustri occupano un seggio che, oggi, rischia di divenire vitalizio.

Ebbene, per effetto del DDL, proprio tali personaggi vedono i loro poteri, se possibile, addirittura ampliati ed incrementati, anche perché verrà a mancare il controllo partecipativo di importanti rappresentanze del personale all’interno degli organi di indirizzo e programmazione (CdA e Senato Accademico).

In altre parole, mentre nel settore privato si parla, sempre con maggiore insistenza, di partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese, nel mondo universitario si esclude, a priori, ogni forma di partecipazione. Tale impostazione trova la nostra più ferma opposizione. Opposizione che faremo valere con ogni strumento ed in ogni sede, affinché la rappresentanza di importanti valori prima che di interessi sia ripristinata.

Il nostro vice segretario generale, poi, ancora una volta, ha riproposto la ormai annosa questione del divieto di attribuzione di incarichi di docenza al personale tecnico-amministrativo. Divieto che, anche nel DDL, non viene soppresso, anche se, secondo taluni, mitigato. Il CSA della CISAL Università ha ribadito che la previsione di cui al comma 11 dell’art. unico della legge 230/2005, deve essere espressamente abrogata, anche perché assolutamente ingiusta, oltre che palesemente incostituzionale.

Ci siamo spesi, poi, in un ampio intervento sulle questioni della Sanità universitaria. Problematiche che il DDL non affronta minimamente. Anzi, sempre più chiaro pare il tentativo di esternalizzare l’intero settore. Anche sotto tale profilo, abbiamo ribadito la nostra ferma posizione, contenuta nel documento sulla Sanità universitaria (consultabile in www.cisaluniversita.org/?)

Sulla questione del reclutamento e dei ricercatori, abbiamo dovuto sottolineare che il DDL: da un lato non risolve, a quasi 30 anni dall’emanazione del DPR 382/1980, il grave problema dello stato giuridico dei ricercatori; dall’altro, attraverso la previsione, quale regola pressoché assoluta, dei ricercatori a “tempo determinato”, tende alla creazione di una nuova, assai ampia, fascia di lavoratori precari.

A tale proposito, il nostro Coordinatore dei ricercatori precari, dopo aver focalizzato l’attenzione su una serie di anomalie che rischiano di condizionare negativamente ogni eventuale approccio al problema del precariato ed alle esigenze di stabilizzazione dei ricercatori precari, ha sottolineato che, affinché si realizzi una effettiva meritocrazia, si rende assolutamente necessaria la regolamentazione, con norme chiare e non aggirabili, dei diritti sugli studi scientifici per i ricercatori precari.

Inoltre, affinché al lavoratore precario venga conferita pari dignità sono imprescindibili:

a) l'Obbligo di coinvolgere, nel momento dell'attivazione ufficiale di un qualsiasi progetto di studio o di ricerca finanziato da pubblico o da privato, tutti i ricercatori precari presenti nel progetto di ricerca presentato.

b) la possibilità, anche per i ricercatori non assunti a tempo indeterminato, ma professionalmente maturi, di presentare progetti di ricerca a proprio nome e di gestire autonomamente i finanziamenti ottenuti.

c) gli assegni di ricerca o altre forme simili di contratto, devono prevedere una quota destinata alle necessità di far fronte a spese vive, direttamente ed autonomamente gestibile dal contrattista

Abbiamo inoltre focalizzato l’attenzione sulla necessità di: incentivi alle aziende che assumano lavoratori provenienti dall’ambito accademico ultratrentenni, che, per motivi anagrafici, non possono accedere a talune opportunità occupazionali; politiche di favore per il settore scientifico e tecnologico, attraverso modelli di sviluppo che favoriscano la crescita della conoscenza.

Le nostre proposte sono state accolte con un soddisfacente favore dalle altre rappresentanze, nonché dalla Delegazione ministeriale.

Nell’immediato futuro dovrebbe aprirsi un ulteriore confronto sul DDL, sia con il Ministero che in sede parlamentare.

Anche in tale sede, ribadiremo con tenacia le nostre richieste a tutela dei diritti di tutti i lavoratori che operano, a qualsiasi titolo, negli Atenei.

La Segreteria Nazionale

 
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