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Le università nel caos ..la magistratura indaga su concorsi truccati.. Lettera al MIUR

La Fgu dipartimento università con una nota trasmessa al MIUR esprime la propria preoccupazione per quanto sta avvenendo e chiede l'intervento del ministero per emendare quelle parti della legge 240/2010 (legge Gelmini) che ha dato ai rettori un potere spropositato e senza controllo alcuno nella governo degli Atenei non solo nella parte gestionale ma anche nell’arruolamento con esiti deleteri per la democrazia e la trasparenza.In particolare chiediamo che gli organi di Governo degli Atenei tornino ad essere rappresentativi di tutti gli attori e democraticamente eletti, così come le elezioni stesse dei rettori devono avvenire dando anche agli studenti ed la personale T.A.B. il giusto peso elettorale che non può essere certamente quello miserevole definito oggi in varia misura nei diversi Statuti degli Atenei.

Di seguito il documento trasmesso al MIUR

 

 

 

 

 

 

 

Al  Ministro MIUR

On. Marco Bussetti

 

Prot. n° 80/2019 CG

Nel rispetto dell’autonomia riconosciuta alle Università, le procedure di reclutamento per l’accesso alla carriera universitaria, sia del personale docente che del personale tecnico amministrativo, sono gestite direttamente dagli atenei attraverso concorsi locali.

Questo in estrema sintesi è ciò che recita la legge 240/2010, la cosiddetta legge Gelmini, una norma da noi fortemente contestata in tutte le sue fasi di realizzazione in quanto pur riconoscendo che mirava ad obiettivi parzialmente condivisibili, in pratica li realizza con modalità quantomeno discutibili.

La formulazione della legge, soprattutto nella parte dedicata alla governance degli atenei è quella che ha sollevato maggiori perplessità, in quanto ha negato a tutti gli attori che compongono il variegato mondo universitario la possibilità di concorrere al governo degli atenei con l’elezione diretta di propri rappresentanti.

La parte della legge dedicata alla Governance è infatti poco chiara e lascia ampio spazio alla fantasia normativa di ogni singola sede che decide le modalità di composizione degli organi di governo in base a Statuti molto differenti in ogni singolo ateneo.

In buona sostanza, se nella mente del legislatore c’era l’ipotesi di semplificare i processi decisionali e responsabilizzare in concreto gli attori,  in realtà, nella fase applicativa, quindi di approvazione degli statuti, si è semplicemente potenziato, anzi esaltato, la figura del rettore monarca.

I recenti fatti di Catania, che sono forse solo la punta dell’iceberg di un malaffare piuttosto diffuso, dimostrano che almeno queste due parti della legge Gelmini, reclutamento e governance, sono da rivedere radicalmente se si vuole davvero salvaguardare l’autonomia della didattica e della ricerca, da non confondersi con i due elementi citati (reclutamento e governance), comunque fondamentali se gestiti con democrazia e trasparenza.

Senza con ciò buttare il bambino con l’acqua sporca, la legge Gelmini contiene sicuramente innovazioni della disciplina del reclutamento del personale docente che presentano aspetti interessanti, ma anche alcuni altri che vanno profondamente rivisti; uno fra tutti, per esempio,  le varie tipologie di “chiamata diretta”, cioè senza concorso, o quelle ottenute con i punti organico riservate ai rettori dai singoli statuti e regolamenti che spesso li utilizzano in modo improprio.

Anche nel recente passato, con il precedente governo, abbiamo chiesto l’intervento del MIUR per tentare di risolvere problematiche gestionali sorte in alcuni atenei (vedasi Chieti-Pescara) ottenendo sempre un diniego in quanto a parere del Ministero, proprio in virtù della legge sull’autonomia universitaria si è negata la possibilità di inviare propri ispettori per verificare la correttezza delle procedure.

Al contrario invece, alcuni dirigenti del MEF,  a differenza del MIUR, non si sa se ‘’a titolo personale’’ o come “inviati speciali” hanno “ispezionato” molti atenei creando tensioni e contrapposizioni con veri e propri atti di terrorismo psicologico nei confronti dei DG, entrando nel merito della composizione dei fondi accessori,  o anche della concorsualità interna (PEV) del personale T.A.B., ma chissà perché, non si sono mai accorti delle storture, chiamiamole così, che ci sono nelle modalità di reclutamento della componente docente.

In buona sostanza, per concludere, l’aver sottratto il controllo della Governance degli atenei ad organi democraticamente eletti, oggi di fatto nominati dal rettore monarca, ha prodotto tutte queste storture ed altre ancora ne emergeranno, visto che questo sistema è operativo da meno di 10 anni, se non si porrà rimedio in modo rapido.

Per questo siamo disponibili a dare il nostro contributo attraverso una proposta da presentare al MIUR, al quale chiediamo un incontro apposito per una richiesta di emendamento della legge 240/2010 almeno nelle parti riguardanti il reclutamento in generale e la Governance.

Roma  29.06.2019

Il coordinatore  generale nazionale

Dipartimento Università - FGU GILDA Unams

Arturo Maullu

 
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