Francesco Cavallaro - Segretario Generale CISAL
I provvedimenti adottati con decreto legge qualche mese fa dal governo Renzi non hanno avuto alcuna capacità di incidere in senso riformatore; analogamente il disegno di legge delega che il Ministro Madia ha presentato in Parlamento non sarà in grado di apportare alcun significativo miglioramento della nostra Pubblica Amministrazione, dal momento che non affronta i veri punti critici del settore.
In questi anni si è preferito agire nel modo giuridicamente più rozzo e socialmente più iniquo, ovvero bloccando i contratti degli oltre 3 milioni di dipendenti pubblici e alimentando un precariato diffuso, anziché avviare quelle riforme virtuose che avrebbero comunque consentito un significativo risparmio di denaro pubblico e un recupero di efficienza nei servizi; eppure, da più parti, le cose da fare sono state individuate.
La CISAL, in particolare, ha da tempo presentato un programma per la Pubblica Amministrazione fondato su una serie di tagli di spese inutili che consentirebbero risparmi senza penalizzare retribuzioni e qualità di servizi. E’ indubbiamente vero che nel Pubblico permangono ancora rendite di posizione, privilegi e sprechi; i vari Governi che si sono succeduti, tuttavia, non hanno avuto il coraggio di avviare un’azione virtuosa in tale direzione; il Governo Renzi non è stato migliore degli altri ed ha proseguito la miope politica del passato, forse aggravata dalla chiara incapacità, che affligge proprio il Ministero della Funzione Pubblica, di concepire qualsivoglia sensata strategia per la nostra PA.
E’ mancato, e continua a mancare, il coraggio di andare contro chi è forte (alta burocrazia, Amministrazioni con trattamenti privilegiati, enti e società partecipate inutili, appalti dubbi, consulenze vergognosamente superflue, segreterie politiche che rappresentano un costo della politica addossato direttamente alla PA, ecc.) e si è scelta la comoda via di continuare a colpire i deboli (il “corpo grosso” dei dipendenti pubblici con stipendi compresi tra i 1.000 e i 1.500 euro mensili, per non parlare dei precari) attraverso il blocco del rinnovo contrattuale e le mancate stabilizzazioni.
Ora il sistema è saltato: i contratti si dovranno rinnovare e non si potrà pretendere di addossare tutto il costo del risparmio sui lavoratori. La CISAL, tuttavia, non si limita a gridare vittoria per la sentenza della Consulta e per quella che - si auspica - prima o poi arriverà in favore dei precari da stabilizzare; in modo responsabile la nostra Confederazione continuerà a chiedere una vera riforma della P.A. e del Pubblico Impiego, in cui a pagare, ad esempio, siano coloro che percepiscono mega stipendi senza alcuna valida giustificazione e non migliaia di incolpevoli lavoratori. Fonte CISAL.org
FRANCESCO CAVALLARO – SEGRETARIO GENERALE CISAL