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Ferie solidali ‘’cessione di riposi e ferie a titolo gratuito’’ art 24 Dlgs.151/2015 '' lo Stato si rimette al buon cuore dei lavoratori''

Il dipendente (sia pubblico che privato) in virtù della norma prevista nel Job Act del 2015 ha la possibilità di rinunciare a uno o più giorni di ferie cedendoli a titolo gratuito a colleghi di ufficio o di reparto che svolgono mansioni di pari livello e categoria che abbiano specifiche esigenze familiari, ovvero che si trovino nelle condizioni di grave difficoltà: in caso di figli minori affetti da gravi malattie, patologie che necessitino di presenza e cure costanti. Questa nuova norma replica così una disposizione approvata dall’Assemblea Nazionale parigina e ribattezzata «legge Mathys», in nome di un bimbo di 11 anni il cui caso colpì molto l’opinione pubblica francese.

La Vicenda. Mathys era un bimbo di 11 anni, malato di cancro al fegato. Il papà, pur di vivergli accanto ogni giorno, chiedeva ferie, permessi, congedi, fino a quando il tempo messo a disposizione dall’azienda per stare accanto a suo figlio si esaurì. A quel punto i colleghi in accordo con l’azienda decisero di organizzarsi e di regalargli i propri giorni di ferie, arrivando a coprire 170 giorni necessari al papà Cristophe per stare accanto a Mathys fino al suo ultimo giorno di vita.

Cosa dice la norma

La norma in sostanza nel prevedere la possibilità di far fruire ad un lavoratore giorni aggiuntivi di permesso in più in caso di necessità, senza che ciò comporti un aggravio economico per le aziende o per l'INPS, consente che un altro lavoratore si riduca automaticamente e volontariamente il proprio monte ore di permessi o congedi accantonati nel rispetto tuttavia del principio di irriducibilità delle ferie. Queste ultime infatti, nel loro ammontare minimo, così come fissato da ultimo nel D. Lgs. 66/2003, rappresentano un diritto indisponibile del lavoratore, nemmeno monetizzabile, perché poste a tutela dell'integrità psico fisica del lavoratore.

Allo stesso modo la riduzione del proprio monte ore di congedi non dovrà intaccare il monte ore di riposi giornalieri e settimanali aventi la stessa natura di tutela dell'integrità psico fisica del lavoratore.

Cioè se anche un lavoratore ha un monte ore di congedi spendibili per poter cedere parte di questi ad altro lavoratore, non dovrà essere assoggettato ad una turnazione che comporti una violazione dei permessi giornalieri e settimanali fissati dalla legge. Quindi, se un lavoratore ha 55 congedi da usufruire (non a caso in azienda si utilizza la terminologia congedi anziché ferie perché si cumulano alle giornate di ferie anche quelle programmate di non lavoro a qualsiasi altro titolo) potrà cedere al suo collega quel numero di congedi (ad esempio 29), purchè allo stesso permanga la possibilità di fruire interamente delle giornate di ferie previste dalla contrattazione collettiva (ad esempio 26), e sempre che la cessione di dette giornate di riposo non abbia come conseguenza l'articolazione di un orario di lavoro in violazione delle norme sui riposi giornalieri e settimanali.

Una considerazione, di carattere sindacale, tuttavia s'impone: in un paese in cui i cittadini pagano le tasse, la solidarietà verso le persone bisognose di tutela deve essere assicurata dagli istituti di previdenza ed assistenza e non dai colleghi di lavoro che devono ridursi i propri diritti per garantire l'assistenza dei bisognosi. Ricordo che agli albori del diritto sindacale, i lavoratori effettuavano delle collette, autotassandosi i loro stipendi già bassi, per assistere i loro colleghi bisognosi in caso di malattie od altri eventi che non trovavano tutela. Con successive rivendicazioni sindacali si stabilì che il meritorio sforzo dei singoli dovesse essere sostenuto da tutta la collettività. E così nacque lo stato sociale.

Oggi in un momento in cui si cerca di smantellare lo stato sociale e si riducono gli stipendi ed il loro potere di acquisto, si introducono norme solidaristiche di vecchia maniera... tra poco, forse, provocatoriamente mi viene da dire, i lavoratori dovranno sostenere anche le mogli dei loro colleghi prematuramente deceduti perché lo Stato non riconoscerà più le pensioni di reversibilità?

Avv. Nerino Allocati

 
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