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Ufficio Studi CSA della Cisal Università - ANCORA PERSEO-SIRIO…

A cura del dott. Damiano Curcio - Ufficio Studi CSA della Cisal Università

Qualche settimana fa qualcuno ha scritto, con grande soddisfazione, che il fondo pensione Perseo-Sirio, aveva superato la fatidica cifra dei 30.000 iscritti, per l’esattezza 30.650 ( si premette che il bilancio 2015 non è stato ancora pubblicato) aggiungendo “… Anche qui i gufi sono stati sconfitti…”. Evidentemente hanno funzionato i modelli di pubblicità messi in campo in tutta fretta ed a livello nazionale: riunioni, convegni, assemblee, volantini, manifesti; altro che elezioni amministrative! Tutto teso a far sì che ci fossero più adesioni al nuovo fondo che ricordiamo, a fine 2014 contava circa 17.200 iscritti. Meno male che la soglia è stata raggiunta ad un mese dalla scadenza prevista dalla Covip, altrimenti anche il citato fondo sarebbe stato assorbito da altro esistente (forse Espero). In effetti è quello che è successo al fondo pensione Sirio e cioè inglobato nel Perseo per mancanza di iscritti e con un bilancio in disavanzo rispetto ai contributi versati dagli iscritti fino al 2013. A proposito; il disavanzo del vecchio fondo su chi graverà in futuro? Perché le alternative sono due: o gli appartenenti dell’ex fondo Sirio partono “azzoppati” nel nuovo fondo o il disavanzo è detratto dall’eventuale attivo degli appartenenti all’ex fondo Perseo.

 

E poi nelle predette riunioni ecc. è stato detto tutto agli iscritti? Sembrerebbe di no! Altrimenti chi è quel dipendente pubblico (cosa che è avvenuta) che lascia il TFS e passa al TFR che è nettamente inferiore come rendimento (vedasi i ns articoli precedenti).

Relativamente poi ai cosiddetti gufi, possiamo affermare senza ombra di dubbio che siamo e rimarremo tali finché le norme sui fondi pensioni del pubblici dipendenti non subiranno modifiche tese a far sì che gli stessi siano uguali alle tassazioni dei fondi dei dipendenti privati.

L’abbiamo detto quando il Csa Cisal Università non ha apposto la propria firma per l’apertura del fondo pensione Sirio e lo ribadiamo, ancora oggi con forza. Per noi è senz’altro una sconfitta perché sa di “anomalo” che su un argomento così delicato ci siano due tipi di sindacati e per giunta con posizioni contrapposte: quelli che scrivono che bisogna aderire, che fanno parte dei consigli di amministrazione dei fondi stessi e che di conseguenza percepiscono compensi (detratti dall’eventuale attivo del fondo); quelli che invece vogliono solo che siano salvaguardati i diritti ed il denaro dei propri iscritti che già versano (lo ricordiamo) una quota del loro stipendio per farsi rappresentare.

Quello che i “nostri colleghi” non capiscono (o non vogliono capire) e che noi non siamo contro i Fondi Pensione ma contro l’attuale normativa dei fondi dei pubblici dipendenti SI!

I fondi di cui parliamo (come Perseo-Sirio) non sono a rendimento fisso poiché sono a “contribuzione definita”, da ciò ne consegue che si sa quanto si versa ma non si sa quanto si percepirà.

Avremmo potuto copiare dai fondi pubblici inglesi che sono a “retribuzione definita” che sta a significare che si sa dal primo momento, in base agli anni di versamento, quanto si andrà a percepire. Oltre a ciò i pubblici dipendenti sono penalizzati perché soggetti alla disciplina del D. lgs 124/93 (gli altri soggetti al D. lgs. 252/2005) che fa sì che gli stessi paghino maggiore tassazioni in riferimento agli aderenti ad altri tipi di fondi pensione (non bastasse questo ed in riferimento ai fondi pensione in generale, l’attuale governo, con il Decreto Legislativo 15 febbraio 2016, n.30; ha inserito i fondi pensione tra i depositi non ammissibili al rimborso).

Tali problematiche sono ben note ai rappresentanti sindacali del cda del fondo pensione Perseo Sirio, tant’è che lo stesso fondo, in data 18 dicembre 2014, con comunicato stampa, non solo ha dato risalto a tali sperequazioni ma ha addirittura asserito che “… il fondo Perseo-Sirio ha dato mandato ai propri legali di verificare l’esistenza delle condizioni per ricorrere all’Autorità garante della concorrenza e del mercato…” . Sicuramente qualcuno ha riferito a costoro quello che il CSA-Cisal Università sta asserendo da almeno un quinquennio; meglio tardi che mai!

Oltre a ciò a NOI non convince, come abbiamo accennato, che nei consigli di amministrazione dei fondi vi siano appartenenti al sindacato o meglio, potrebbero anche esserci, ma a titolo gratuito e con il solo rimborso spese documentate.

Di contro preferiremmo che gli stessi, adeguatamente preparati, fossero presenti, in maggioranza, nella COVIP (commissione vigilanza fondi pensioni) proprio per controllare quanto fatto da chi gestisce i fondi, anche perché ultimamente la predetta commissione, è sembrata più una sorta di agenzia di pubblicità dei fondi che un organo di controllo (infatti, l’articolo che viene citato all’inizio della presente, è stato pubblicizzato anche sul sito COVIP). Sembra quasi si sia creata una sorta di “lobby” dei fondi pensioni per cui il controllore ed il controllato appartengono allo stessa sigla sindacale ma a beneficio di chi?

Tutti questi dubbi sorgono anche perché (non è il caso dei Fondi pensioni pubblici) è di questo periodo la notizia di un’indagine dei falsi fondi pensioni attivi. Infatti l’Esma (authority di controllo di Bruxelles) ha monitorato circa 2.600 fondi comuni azionari tra gli anni 2012/2014 ed è emerso che alcuni prodotti finanziari analizzati (fino al 15%) hanno affermato il falso nei loro Kiid (documenti informativi); cioè asserivano che la loro attività era gestita in modo attivo rispetto al benchmark ( punto di riferimento per la valutazione dei fondi d’investimento) mentre è risultato che l’attività gestionale era di poco superiore a tale indice.

L’autorità di Bruxelles non ha fornito i nomi dei fondi sospetti ed ha demandato alle autorità nazionali competenti di svolgere un dettagliato follow up (controlli periodici) cosa che la Consob (così risulta) già in qualche caso aveva fatto chiedendo ai fondi interessati di diminuire il grado di rischio di alcuni prodotti troppo aderenti al benchmark.

Se oltre a ciò, si aggiunge anche una delle ultime notizie relative alla volontà del Legislatore di obbligare i lavoratori, a partire dal 2017, a versare obbligatoriamente una parte del proprio TFR nel fondo pensione di appartenenza, si capisce ancora di più il perché di tante perplessità.

Ecco alcuni dei motivi per i quali siamo considerati i gufi da qualcuno che pubblicizza i fondi pensione ed a cui ancora una volta chiediamo scusa… SCUSATECI SE FACCIAMO GLI INTERESSI DEI LAVORATORI E NON I VOSTRI!!

 

Roma 27.04.16

Dott. Damiano Curcio

Ufficio Studi CSA della Cisal Università

Documento pdf:  Ancora Perseo-Sirio

 
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